Il 2025 si conferma un anno di sostanziale stabilità sul fronte della puntualità dei pagamenti tra imprese. Non mancano però dei segnali di lieve rallentamento. Secondo lo studio pagamenti Cribis, aggiornato a settembre 2025, solo il 43,6% delle aziende rispetta le scadenze, in calo dal 44,3% dello stesso periodo del 2024. Restano invece stabili i ritardi gravi, oltre i 90 giorni, che si attestano al 4,3% del totale (erano al 4% nel terzo trimestre 2024).

La puntualità dei pagamenti nelle piccole, medie e grandi imprese

Le differenze, se si considerano le dimensioni aziendali, sono molto ampie, con le microimprese che si confermano le più attente alle scadenze (44,5% nel terzo trimestre 2025), ma anche le più esposte a ritardi oltre i 90 giorni (4,8%). Le piccole imprese hanno una percentuale di puntualità del 43,2% e il 2% di ritardi oltre i 90 giorni. Nelle aziende di medie dimensioni i pagamenti a scadenza sono il 36,1% e i ritardi gravi l’1,5%. Le grandi imprese, infine, hanno una puntualità del 21,1%, mentre i ritardi superano i 90 giorni nell’1,5% dei casi.

Rimane un divario marcato a livello regionale

Il divario geografico si conferma marcato con il nord est che resta l’area più virtuosa con il 51,6% di pagatori puntuali e il 2,4% di grandi ritardatati. A nord ovest la puntualità è del 48,9% (3,2% i ritardi oltre 90 giorni), al centro è del 39,5% (4,8% i grandi ritardi), mentre sud e isole si fermano al 32,8%, e fanno segnare il tasso più alto di ritardi gravi (6,9%). Lombardia (53,3%), Emilia-Romagna (52,8%), Veneto (52,6%), Marche (51,8%), Trentino-Alto Adige (47,1%) e Friuli-Venezia Giulia (46,6%) guidano la classifica delle regioni più puntuali, mentre Lazio (31,8%), Sicilia (27,8%) e Calabria (28,1%) si collocano agli ultimi posti. Sondrio, Bergamo e Brescia sono, invece, le province con una maggiore puntualità, mentre Caltanissetta e Taranto quelle meno virtuose.

L’industria siderurgica fra i settori più virtuosi nei pagamenti

Tra i comparti produttivi, la ristorazione mostra una maggiore sofferenza nei pagamenti: il 7,3% delle imprese paga con oltre tre mesi di ritardo, seguita da costruzioni (5,9%), servizi alla persona (5,8% in crescita dell’1,4% rispetto al Q3 2024), grande distribuzione/distribuzione organizzata (5,5%). L’incidenza dei grandi ritardi è più bassa invece nelle industrie siderurgiche (2,1%), nelle Industrie chimiche (1,9%) e nelle industrie della gomma (1,9%). Se da un lato i dati dimostrano la capacità del sistema imprenditoriale italiano di onorare le scadenze con una certa regolarità, dall’altro la lieve flessione dei pagatori puntuali è un segnale che deve destare cautela: in un contesto macroeconomico ancora incerto e segnato da instabilità geopolitica e tensioni sui dazi, la tenuta della liquidità resta una priorità strategica e un aspetto da monitorare. Un monitoraggio che deve riguardare le intere filiere e per riuscire a tenere sotto controllo il rischio. In vista del 2026, le imprese italiane dovranno, quindi, continuare a bilanciare prudenza finanziaria e flessibilità operativa per non compromettere la liquidità in una fase di possibile rallentamento economico.