“Riteniamo la sentenza della Corte di Assise di Palermo, II° sezione, che condanna gli ufficiali dei Carabinieri Subranni, Mori e De Donno, ingiusta e coerente epilogo di un discutibile sviluppo del procedimento e del dibattimento”.

Lo dicono gli avvocati Basilio Milio e Francesco Antonio Romito, difensori dei tre ex ufficiali del Ros condannati per minaccia a Corpo politico dello Stato. Il commento arriva a due giorni dalla sentenza dopo averne analizzato il dispositivo.

Ma la decisione della Corte d’Assise di Palermo continua a farla prlare anche la politica e non soltanto. Parla oggi anche Fiammetta Borsellino, la figlia minore del magistrato ucciso nel ’92 secondo la quale l’esistenza della trattativa è una cosa che a lei è sempre stata nota. E lancia accuse pensanti sostenendo che la morte di Paolo Borsellino fu decisa proprio perchè il magistrato era un ostacolo alla trattativa che ra già in corso a quell’epoca dopo la morte di Giovanni falcone nella strage di Capaci.

“Nessun patto con la mafia” dice con forza, invece, l’allora ministro dell’Interno Enzo Scotti che ricoprì quell’incarico fra l’ottobre 1990 e il giugno ’92. “Fu la Prima Repubblica, quella che Di Maio dice sepolta dalla sentenza sulla trattativa Stato-mafia,  – continua Scotti- a gettare le basi legislative dei successi contro i mafiosi”.

Nessuno tentò di trattare dice Scotti “Mai finché ci sono stato io”. E poi ricorda come “Della Prima Repubblica fanno parte anche quei due anni che hanno prodotto gli strumenti che hanno consentito alla magistratura di fare passi molto forti contro la mafia. Penso alle misure sul patrimonio e ad altre che furono contrastate non solo dai fautori del lassismo ma da persone che non ci aspettavamo. Penso alle polemiche sulla creazione di Dia e Dna, sui collaboratori di giustizia… Contro Falcone, sulla Dna, ci fu un’ ostilità diffusa dentro la stessa magistratura. I giudici di Palermo contestarono al ministero della Giustizia quella linea. Sul decreto dell’ 8 giugno 92 fu espresso al Senato un voto di incostituzionalità”.