E’ stato presentato oggi a Palermo il progetto Coltivare il Futuro che porta la cigtò di Gibellina quale protagonista alla Biennale di Venezia.

“Il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2018 non è solo un’esposizione di opere, progetti e buone pratiche: vuole essere un’opportunità per questo Paese, una riflessione di respiro internazionale utile alle comunità di questi luoghi e anche una ricerca applicata per trasformare l’analisi in proposte concrete”. Su questo presupposto il curatore Mario Cucinella ha coinvolto in questa sfida un collettivo interdisciplinare con architetti, urbanisti, esperti della progettazione partecipata, fotografi, rappresentanti delle università locali ed altri consulenti, chiedendo loro di lavorare su cinque aree strategiche per il rilancio dei territori interni del Paese, attraverso lo sviluppo di progetti sperimentali che possano diventare strumento di discussione e ausilio anche per le comunità e gli amministratori locali. L’obiettivo è quello di ripensare le opportunità dei territori interni mediante l’architettura, fornendo esempi concreti di un possibile approccio metodologico.

Tra le cinque aree strategiche è stata individuata la Valle del Belice con focus su Gibellina, a cinquant’anni dal drammatico terremoto. A curare il progetto su Gibellina è stato lo Studio AM3 Architetti Associati degli arch. Marco Alesi, Cristina Calì e Alberto Cusumano con l’Arch. Vincenzo Messina, in collaborazione per le strategie territoriali con l’Università degli Studi di Palermo (Prof. Maurizio Carta, Prof. Barbara Lino, Arch. Federica Scaffidi) e con l’artista gibellinese Giuseppe Zummo. Il progetto parte dall’idea di poter ri-abitare Gibellina Nuova trovando nelle sue attuali potenzialità le leve per una rinascita. Attraverso una fase di ascolto e di coinvolgimento della popolazione, è stata quindi individuata una vocazione territoriale trainante per una ipotesi di sviluppo locale, ovvero la promozione di una filiera agroalimentare di qualità. Il progetto si traduce pertanto nella riprogettazione degli spazi interni del Teatro incompiuto di Pietro Consagra come luogo di ricerca, didattica e socialità e nella realizzazione di un parco agricolo urbano.

In particolare, il Teatro viene interpretato nella sua natura scultorea e viene ri-abitato da un nuovo edificio che si innesta sulla sua griglia strutturale e ne occupa solo parzialmente il volume: lo spazio del teatro vero e proprio, diventa infatti una piazza pubblica sopraelevata accessibile da diversi sistemi di risalita che scorrono indipendenti sui fronti interni della scultura; il basamento, liberato e reso permeabile mediante una modifica del suolo, accoglie un mercato coperto dei prodotti agricoli. L’edificio risulta quindi completamente immerso in uno spazio pubblico nuovo, aperto a una pluralità di usi che potranno essere ridefiniti anche nel corso del tempo. Il parco, invece, rappresenta una natura addomesticata e produttiva che entra nella città e serve al duplice obiettivo di dare densità vegetale ad un centro urbano spoglio e riconnettere trasversalmente le due aree dell’abitato. Il progetto si impone come un segno forte sulla comunità Gibellinese, nell’ambito di un progetto più ampio che coinvolga l’intero Belice, affinché possa intravedere un futuro possibile mediante il recupero di un’opera incompiuta con una funzione fortemente legata alle tradizioni.

Composizione del Gruppo di Lavoro “Team Sicilia”

PROGETTISTI

AM3 Architetti Associati (Marco Alesi, Cristina Calì e Alberto Cusumano)

Arch. Vincenzo Messina

UNIVERSITÀ DI PALERMO

prof. Maurizio Carta (Presidente della Scuola Politecnica di Palermo)

prof. Barbara Lino, Arch. Federica Scaffidi

CONSULENTE

Giuseppe Zummo – (Artista Gibellinese)