Il Gup di Termini Imerese ha rinviato a giudizio il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, imputato di falso ideologico, turbata libertà degli incanti, violazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio e autosospesosi dall’M5S dopo la notifica dell’obbligo di firma.

Rinviati a giudizio anche 23 coindagati. L’inchiesta riguarda, oltre a Cinque, imprenditori, funzionari comunali, l’ex assessore ai Lavori pubblici, un vigile urbano e l’ex commissario della città metropolitana.

L’inchiesta riguarda anche alcuni imprenditori, funzionari comunali, l’ex assessore ai Lavori pubblici, un vigile urbano e l’ex commissario della città metropolitana.

Tra le contestazioni mosse a Cinque c’è proprio l’aver fatto pressioni sull’ex commissario della città metropolitana Manlio Munafò, anche lui indagato, perché il palazzetto sportivo di Bagheria fosse affidato in partnership al Comune e all’associazione Nuova Aquila Palermo. Il sindaco è accusato anche di avere rivelato al cognato l’esistenza di un procedimento per abusivismo edilizio aperto nei suoi confronti. L’inchiesta ipotizza, infine, l’irregolarità nella gestione della raccolta dei rifiuti.

Per tutti gli imputati la Procura di Termini, lo scorso 17 ottobre, aveva chiesto il rinvio a giudizio ed oggi il Gip ha condiviso l’esigenza di approfondire la vicenda nel corso di un processo

Un paio di giorni dopo il rinvio a giudizio intorno a Cinque era esplosa un’altra polemica inerente l’acquisto da parte sua, in società con altri grillini, dell’ecomostro di Aspra. Una speculazione edilizia perfettamente legale ma che aveva fatto urlare all’incoerenza. Nonostante la risposta di Cinque che aveva spiegato come la struttura non fossse comunque abbattibile, l’affare del sindaco e dei suoi soci è finito al centro di una interrogazione presentata dal Pd e non ha smesso di sollevare una polemica dietro l’altra fino a ieri.

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