Non solo estorsioni a ‘tappeto’, ma anche gestione di voti e nel consegnare illegalmente case popolari. Il gruppo del clan Laudani di Giarre, le cui ‘nuove leve’ sono state disarticolate dall’operazione ‘Smack forever’ dei carabinieri di Catania, guidato da Alessandro Liotta, usava ogni mezzo illecito per fare soldi da riciclare.

Così nel giugno del 2016 per le Comunali a Giarre appoggiava dei candidati consiglieri per, spiega la Procura di Catania, “ottenere benefici futuri”. Pur non essendo emersa la prova dello scambio di voti sono stati evidenziati contatti con candidati, non identificati, e il proposito del gruppo di attivarsi per promettere denaro e regali per ottenere la preferenza per candidati “di comodo”.

Il boss giarrese, nel tentativo di convincere un soggetto sconosciuto a cambiare la sua preferenza, gli intimava di dare il voto “agli amici nostri” e non “ai santapaoliani”. Inoltre, secondo l’accusa, Liotta gestiva illegittimamente l’assegnazione delle case popolari, nelle quali faceva confluire le residenze anagrafiche delle persone a lui più vicine o lucrando sui canoni delle locazioni, scomputando debiti che vantava nei confronti di terzi. Senza esitare a sottrarre gli immobili ai precedenti possessori anche con modalità violente.

In alcuni casi l’Istituto Autonomo Case Popolari di Acireale, avendo accertato occupazioni abusive, invitava il Comune di Giarre ad attivare con urgenza la procedura di emissione ed esecuzione di ordinanza di sgombero, di cui, sottolinea la Procura di Catania, “al momento, non si conosce l’esito”. Accanto al capo clan spiccano anche figure femminili, sue corree principali e fedeli affiliate ‘marchiate’ dal tatuaggio mafioso del ‘labbro’, simbolo dei Laudani, come la moglie Valeria Vaccato e Sharon Contarino, accusate di riciclaggio ed estorsione. Gli arrestati sono stati condotti nel carcere di Catania Bicocca, ad eccezione di quattro indagati già detenuti per altra causa.