Dopo quattro anni di processo, i giudici di Palermo hanno così deciso la restituzione del patrimonio sequestrato dal collegio presieduto da Silvana Saguto, oggi sotto accusa a Caltanissetta per una gestione allegra dei beni sequestrati: tornano a Vincenzo Corrado e Gabriele tutte le società, fra cui quelle che gestiscono Telemed e la concessionaria Bmw “New Sport car”.

Secondo i giudici l’imprenditore Filippo Rappa non è socialmente pericoloso, non lo sono neanche i suoi figli, Vincenzo Corrado e Gabriele. Socialmente pericoloso è stato ritenuto dal tribunale Misure di prevenzione solo il padre di Filippo, Vincenzo.

Su questo capitolo della vicenda, il tribunale ha accolto in pieno la ricostruzione degli avvocati dei Rappa, Giovanni Di Benedetto, Raffaele Bonsignore e Giuseppe Oddo.

La confisca è scattata solo per alcune società edili, in liquidazione, di Vincenzo Rappa senior, e per circa 200 immobili dei patrimoni aziendali. Nella lista c’è anche Palazzo Benso, che ospita il tribunale amministrativo regionale. Si trratta di immobili che erano passati agli eredi, adesso vengono bloccati.

Il tribunale ha dunque operato una distinzione fra i beni provenienti dall’eredità e quelli realizzati con l’attività imprenditoriali di Filippo e dei figli. “I periti – scrivono i giudici – hanno rilevato la sufficienza delle entrate di Rappa Filippo a far fronte agli impieghi del proprio nucleo familiare”.

Vincenzo Rappa, classe 1922, era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio, assolto invece dall’accusa di estorsione. Il collegio presieduto da Raffaele Malizia individua due fasi della “parabola imprenditoriale” di Rappa senior. “La prima, nel corso della quale è stato imprenditore estorto”, scrivono i giudici nelle 185 pagine del loro provvedimento.

“Per potere operare nel settore dell’edilizia ha dovuto soggiacere alle indebite pretese del sodalizio mafioso”. In una seconda fase, “Rappa ha invece intrattenuto un rapporto di stretta fiducia con membri di spicco di più articolazioni mafiose, in particolare Raffaele Ganci della Noce, i Madonia, i Galatolo del mandamento di Resuttana, senza contare le relazioni con Sbeglia Salvatore, ossia colui che lo ha indicato a Calogero Ganci come persona con cui relazionarsi per l’affare dell’immobile di via De Blasi”.