E’ stato recentemente costituito a Palermo il Comitato, composto da liberi cittadini (esponenti del mondo della cultura, del lavoro, delle professioni e del volontariato), che si prefigge uno scopo ben preciso: onorare, sollecitando l’adozione di iniziative ed atti concreti, la memoria di centinaia di vittime di mafia spesso dimenticate dalle Istituzioni del Paese, dalle municipalità, dalla politica e da non pochi mass media.

Come civile testimonianza e per additarne il nobile esempio alle presenti e future generazioni, occorre far riemergere dall’oblio tutti gli esemplari cittadini e servitori dello Stato che hanno pagato con la vita il loro impegno per l’affermazione della legalità e dei diritti, contro la mafia, il racket e contro ogni forma d’ingiustizia e abuso.

Il Comitato, pur consapevole delle resistenze e degli ostacoli che verranno frapposti, avvierà una intensa azione di sensibilizzazione e conoscenza (nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nei quartieri delle grandi città, nei luoghi di culto aperti al pubblico, nei comuni piccoli e medi, ecc.) sul percorso di vita, le azioni e l’impegno profuso dalle numerose vittime (dimenticate) di mafia. Al tempo stesso solleciterà le Istituzioni, locali e nazionali, affinché adottino atti dal forte significato simbolico quali, ad esempio, l’intestazione alle medesime vittime di strade, piazze, plessi scolastici, ecc., per tutelarne adeguatamente la memoria e per porre fine ad assurde disparità, “dimenticanze” o interessate discriminazioni.

Il Comitato testé insediatosi, ricorda che la commissione prefettizia che ha amministrato, fino a qualche giorno fa, il Comune di Corleone ha voluto lanciare un preciso messaggio intestando la strada in cui abita la famiglia di Totò Riina alla memoria del giudice Cesare Terranova, una delle prime vittime della “mafia corleonese” e non adeguatamente ricordato nelle toponomastiche cittadine.

E’ auspicabile che le pubbliche amministrazioni si ricordino di onorare tutti i servitori dello Stato (e non solo alcuni) caduti sotto i colpi della mafia. Terranova fu ucciso a Palermo, in via De Amicis, il 25 settembre 1979, insieme con il maresciallo della Polizia, Lenin Mancuso. Secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato il boss Luciano Liggio ad ordinare l’assassinio del magistrato e del maresciallo Mancuso, uno dei pochi sottufficiali di P.G. che si distinse per la profonda conoscenza dell’organizzazione mafiosa. Liggio temeva il ritorno all’attività giudiziaria di Terranova, dopo che questi aveva concluso l’esperienza di parlamentare nazionale e di autorevole membro della Commissione Antimafia.
Il prossimo 13 dicembre, il Comitato promotore terrà una conferenza-stampa di presentazione. In quella sede verranno annunciate le prime iniziative da attuare nella città di Palermo per ricordare gli eroi “dimenticati”, vilmente assassinati dai sicari della mafia.

Articoli correlati