Posto d’onore per il “Quadro” all’interno della mostra “Rosalia eris patrona in peste”. La tela rappresentante la grande processione di Santa Rosalia del 1693 è approdato a Palazzo dei Normanni, dopo un intervento di recupero da parte di un restaurato del Prado. Completa la mostra e lo si potrà ammirare fino al maggio 2019.

L’opera, arrivata dal Palacio de la Duenas di Siviglia, è stata accolta all’interno delle Sale Montalto dal direttore della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, che ha creduto nella possibilità di riportare il quadro a Palermo non appena scoperto dove si trovasse; insieme a lei, Alvaro Romero Sanchez, responsabile Cultura della Casa d’Alba, la fondazione proprietaria del quadro, e lo storico dell’arte Marcello Fagiolo. In una nicchia accanto all’ingresso, è stata installata una visone multimediale permanente che permette di fruire dei particolari. L’opera, ampiamente descrittivista, annovera più di 700 fedeli, 28 palazzi e 24 macchine processionali.

Un ennesimo successo per Patrizia Monterosso di cui fra qualche giorno ricorre un anno della nomina alla direzione della Fondazione: “Dopo 201 anni il quadro che attendevamo ritorna a casa, dopo un intervento di restauro voluto dalla Fondazione. È un dipinto unico che ci lega con la Spagna con cui condividiamo la Santa Patrona, qui siamo tutti padroni di casa. Questa mostra ha già registrato oltre 90 mila e 600 visitatori. Il percorso di interlocuzione avviato appena lo abbiamo trovato ha contribuito ad arricchire l’esposizione”.

Secondo Fagiolo, le imponenti architetture descritte potrebbero essere state pensate da Paolo Amato. “Per certo – ha spiegato lo storico – i personaggi sono stati aggiunti dopo le architetture perché si vede in trasparenza quel che c’è al di sotto. È un autocelebrazione, voluta dal vicerè, di una Palermo che si accredita come città moderna, non a caso nella descrizione visiva non si trovano le chiese più antiche San Francesco e San Domenico e la cattedrale è ritratta in lontananza; in primo piano risaltano le costruzioni più recenti dell’epoca”.

Il Quadro come opportunità per Palermo, ma anche Palermo come occasione di una seconda vita per l’opera. Ne è convinto anche Sanchez: “Fin dal primo momento abbiamo pensato che il ritorno in questa città costituisse un’opportunità per questo quadro dimenticato, grazie anche al restauro che avete sostenuto”.