Passi pesanti dentro un passato troppo recente: gli scatti di Giuseppe Mazzola sui campi di concentramento sono un racconto che affonda nella memoria senza ancora di salvataggio. Saranno in mostra da sabato prossimo – 26 gennaio – all’Orto Botanico di Palermo.

L’1 novembre 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha indicato nel 27 gennaio Il Giorno della Memoria. Da allora, istituzioni, scuole, università, associazioni private organizzano manifestazioni per commemorare le vittime della Shoah. Per il primo anno, anche l’Orto Botanico ospita un programma dedicato al Giorno della Memoria, pensato per bambini, studenti e adulti, costruito dal SIMUA – servizio museale di Ateneo – in collaborazione con CoopCulture che da dicembre cura i servizi aggiuntivi del sito.

“Sono particolarmente orgoglioso di ospitare questa mostra fotografica all’Orto Botanico UniPa, uno dei luoghi della cultura più visitato della città, perché ritengo che la trasmissione del sapere critico, del ricordo e della cultura della memoria debba essere più ampia possibile – commenta il rettore Fabrizio Micari – Le atrocità commesse a danno di un intero popolo, raffigurate nelle immagini dell’artista, rappresentano la testimonianza concreta della Shoah, affinché eventi così drammatici non si verifichino mai più in un futuro in cui è sempre più necessario combattere le false testimonianze e infondere il valore del rispetto e della conoscenza”.

“L’Orto Botanico, metafora fisica dell’accoglienza – dice Paolo Inglese, direttore del Simua – ospitando questa mostra sottolinea la sua vocazione naturale ad essere luogo dell’incontro culturale”.

CoopCulture ha sviluppato un suo percorso per la salvaguardia della cultura ebraica visto che cura dal 1990 i servizi della Comunità Ebraica di Venezia, è intervenuta sul MEV di Torino, ha ideato itinerari ebraici in Piemonte; il modello di gestione sviluppato per il Museo Ebraico di Venezia è stato integrato anche sulla sinagoga e sul Museo Ebraico di Firenze e sulla sinagoga di Siena, dal 2015 cura il museo della Padova ebraica che ha contribuito a fondare.

“Abbiamo il grande onore di gestire luoghi fondamentali del patrimonio culturale in tutto il Paese – spiega Letizia Casuccio, direttore di CoopCulture – : per CoopCulture celebrare il Giorno della memoria, non è solo un momento di riflessione sulla ferocia dell’umanità, ma è anche occasione per affrontare il tema dell’eredità culturali e della valorizzazione delle culture, come quella millenaria della comunità ebraica. Siamo convinti, che soprattutto in questo momento, dove contrapposizioni, rancore, odio, rischiano di mettere in discussione l’idea stessa di Europa, e spesso anche della dignità umana, la cultura assume il ruolo di antidoto “contro la paura”.

Il programma, che si è aperto con un laboratorio “green” per bambini dedicato alla festività ebraica del Tu BiShvat (il Capodanno degli alberi), continua con una mostra fotografica sui campi di concentramento e i simboli della Shoah, particolarmente indicata per la visita delle scuole. Durante la mostra è previsto un laboratorio “Coltiviamo la memoria” pensato per le scuole di secondo grado.

Giuseppe Mazzola ha condotto un suo studio molto visuale sulle tracce della Shoah: non soltanto è entrato in diversi campi di concentramento – Auschwitz-Birkenau, Theresienstadt e Dachau – raccogliendone fotograficamente tracce e testimonianze, ma ha cercato anche altri punti di riferimento che potessero tenere viva la memoria come il Binario 21 della Stazione Centrale di Milano da cui, tra il 1943 e il 1945, partirono 23 treni diretti ad Auschwitz. Nei vagoni, originariamente destinati al trasporto postale, vennero stipate migliaia di persone perseguitate. Mazzola è riuscito così a costruire questa mostra – “Viaggio nella memoria” si inaugura sabato 26 gennaio alle 12 all’Orto Botanico dove resterà fino al 17 febbraio – dalla grande carica emotiva, amplificata da un particolare allestimento e montaggio compatto delle immagini.

”VIAGGIO DELLA MEMORIA” è un progetto fotografico sulla Shoah che cerca di raccogliere la testimonianza storica dei luoghi che, tra il 1933 e il 1945, sono stati scenario l’Olocausto. Lo sterminio sistematico di migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini – con l’unica “colpa” di un’esistenza contraria a un’ideologia dittatoriale insana e spietata – raccontato attraverso i luoghi dell’inferno, i campi di concentramento; veri memoriali della feroce ideologia nazista, spazi remoti e immutati, silenziosi, protagonisti assoluti di una memoria che riguarda l’umanità intera. Mazzola ha viaggiato tra Polonia, Repubblica Ceca, Germania e Italia, raccontando attraverso le sue immagini senza filtri, la partecipazione (culturale ed emotiva) di migliaia di visitatori dei campi. “Raccontare cosa è stato ieri, mostrare ciò che rimane oggi, rivelare come il mondo accoglie tale memoria a ridosso di un domani la cui dignità appare ancora oggi compromessa, reiterata nel crimine della diversità – dice Mazzola – Dipingere le luci e le ombre di un sapere storico da non ripetere, mediante una serie ingente di fotografie finalizzate al ricordo, alla discussione sociale, morale, culturale”.