“Il Mare Mediterraneo è un mare di pace e un crocevia di cultura ma rischia di diventare un mare di divisione, di opposizione al “nemico di colore”, al “nero”. “Sulla riva del nostro mare, al Foro Italico di Palermo, il 15 settembre scorso, Papa Francesco ha ribadito la propria condanna della mafia, invitando i mafiosi a convertirsi”, sono le parole dell’arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice che è intervenuto alla conferenza sul tema dell’antimafia della Chiesa, promossa dal Centro Pio La Torre.

“Dobbiamo – ha continuato don Lorefice – essere liberi dal condizionamento di ogni potere – a maggior ragione da quelli subdoli che vogliono limitare la libertà e ogni forma di espressione. Per far questo dobbiamo avere fede e fiducia nel vangelo o affondiamo tutti insieme in questo mare Mediterraneo di divisione e odio”.

“Il silenzio sulla mafia da parte della Chiesa siciliana – ha spiegato il professor Rosario Mangiameli, storico dell’Università di Catania – è spesso attribuito alla “necessità” negli anni dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del comunismo di tenere compatto il fronte anticomunista. Minimizzando il ruolo della mafia la Chiesa avrebbe evitato di mettere in evidenza una realtà che avrebbe potuto avvantaggiare l’avversario, ritenuto il pericolo maggiore per via della professione di ateismo”.

Nel corso dell’incontro è intervenuto anche il pastore Peter Ciaccio, della chiesa Valdese di Palermo che ha ricordato il ruolo dei valdesi dopo la strage di Ciaculli del 1963. “In quel periodo pastore della Chiesa Valdese a Palermo era Pietro Valdo Panascia che  propose un manifesto che ebbe un grande impatto sociale perché per la prima volta una chiesa prendeva posizione contro la mafia.

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