Tra i 19 arrestati nel blitz antimafia tra Sicilia e Usa coordinato dalla Dda di Palermo, che ha svelato l’asse tra clan palermitani e americani, c’è anche un sindaco. Si tratta di Salvatore Gambino, primo cittadino di Torretta,  paese della provincia di Palermo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Nell’operazione, che ha portato in cella 19 persone, tornano le vecchie storie di Cosa nostra come la fuga negli Usa del clan Inzerillo, sterminato dal boss Totò Riina nella guerra di mafia degli anni ’80 e costretto all’esilio. Parlando con un altro mafioso residente in America, Tommaso Inzerillo, esponente della storica famiglia, oggi arrestato, ricordava la fuga negli Usa.

Fuga da cui poi derivò il soprannome di “scappati” dato agli esponenti della sua famiglia. “Il divieto era da allora, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino, che alcuni se ne stanno andando in America… Altri, per dirti che qua c’è, siamo tutti bloccati, siamo grandi. Ora vediamo, ora con questa morte (si riferisce a quella di Totò Riina, ndr)… Lo vedi se Dio ce ne scampi fosse morto mio cugino e Stefano (Bontade, ndr) restava vivo”. Il riferimento è alla possibile vendetta che Bontade, capomafia di Villagrazia trucidato da Riina, avrebbe messo in atto se fosse rimasto vivo. “Quello, vedi che li azzerava”, risponde l’interlocutore. “Minchia… Mamà… Cento picciotti… Centoventi erano con lui”, commenta Inzerillo.

Ma l’operazione non si ferma alle ricostruzioni delle alleanze.  Sono stati sequestrati anche beni per oltre 3 milioni tra mobili, immobili e quote societarie.

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