Ma qualcuno ha provato a chiamare il ministro Salvini? Il telefono – ha detto – è sempre acceso. Qualcuno provi a chiamarlo, a scambiarci quattro chiacchiere. Per non farlo sentire solo. Isolato, va.

Nemmeno il suo “parigrado” Giggino Di Maio, va detto, vive in splendida compagnia. Questi rimasugli di “relax” per i due vicepremier sono come il viaggio sull’Acheronte. Entrambi in transito verso il regno dei morti con un ulteriore punto di comunanza che oggi li rende più vicini che mai: entrambi, Salvini e Di Maio preferirebbero morire invece che vedere il Pd di Renzi – non di Zingaretti – rianimarsi.

E allora? Il telefono sempre acceso – che è la mano tesa di Salvini – è un invito troppo difficile da accettare per Di Maio. D’altronde il capitano l’ha sparata troppo grossa per tornare platealmente indietro sui suoi passi.

E allora? Adda passà ‘a nuttata. Che vuol dire attendere martedì pomeriggio alle 15 quando in Senato, il premier Giuseppe Conte si presenterà per le sue comunicazioni in Parlamento. E capire quale sia la strategia dell’avvocato del popolo.

Già Giuseppe Conte, il professore di diritto privato dell’Università di Firenze. Qualcuno, ben prima dell’innamoramento che lo ha fatto cadere ai piedi della stella movimentista grillina, giura di averlo visto aggirarsi nei corridoi di qualche ministero romano. Più di uno. Erano i tempi del governo di Matteo Renzi. Chissà a far cosa. Ma potrebbero essere solo leggende.

E’ la politica, bellezza. E Giuseppe Conte, in questo annetto di pallido premierato, una posizione se l’è sudata, conquistata. Ma la verità dobbiamo dircela: non è che Giuseppe Conte, con le sue lettere botta e risposta al ministro Salvini, stia riuscendo benissimo nella sua opera di riverginizzazione.

Bene che abbia imposto la sua linea sullo sbarco dei minori migranti a bordo della Open Arms. E a nulla o poco sono servite al ministro Salvini, le dichiarazioni apparentemente neutre del dirigente medico del presidio sanitario di Lampedusa.

Tal Francesco Cascio – ma sì che lo ricordate tutti: già deputato alla Camera per Forza Italia, presidente dell’Assemblea regionale siciliana sempre per gli azzurri di Silvio, una breve parentesi nell’Ncd di Angelino Alfano e poi di nuovo nelle braccia del Cavaliere passando per qualche traversia giudiziaria – ha ripreso servizio nell’azienda sanitaria provinciale di Palermo e assegnato al posto che fu – ironia della sorte – di Pietro Bartolo, il medico protagonista di Fuocoammare e oggi europarlamentare del Pd. A proposito dello sbarco dei migranti della Open Arms ha detto: “Stanno tutti benissimo”.

Come a dire: non c’erano gli allarmi sanitari di cui ha parlato la stampa e a cui ha creduto il premier Conte. Certo non l’ha detto in questi termini e non era un intervento “politico” il suo, ci ha fatto sapere dalle colonne di Repubblica Palermo. E il caso è chiuso.

Conte dicevamo. Oggi alza la voce ma dovrebbe spiegarci dove è stato nei passati dodici mesi. Perché fa la voce grossa – e autorevole? – oggi e invece nei mesi scorsi ha personificato brillantemente il detto siciliano “calati junco che passa la china”.

Ci resta solo il Presidente Sergio Mattarella che le vacanze alla Maddalena le ha fatte ma sempre con l’occhio vigile e l’orecchio attento. Tanto che pure dal suo buen retiro, ha fatto sapere la sua sulla proposta scriteriata del ministro Salvini sul voto al taglio dei parlamentari e l’entrata in vigore della legge alla legislatura successiva.

Un consiglio a Salvini e pure a Di Maio: non fatelo arrabbiare. Il Presidente sulle leggi elettorali non ha mai scherzato: è l’estensore del Mattarellum, gli è toccato di firmare il Rosatellum e in qualità di componente il collegio dei Giudici (presidente un altro siciliano, il professore Gaetano Silvestri), nel dicembre del 2013 ha bocciato il famigerato Porcellum. Non gliela si fa, insomma. Giorni stanchi. Ma febbrili dietro le quinte, sicuro. Fate gli ultimi bagni. Ci si rivede, sintonizzati sul canale tv del Senato, martedì 20 alle 15.

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