L’insurrezione del “Sette e Mezzo” fu una delle proteste popolari più sanguinose della storia siciliana. All’indomani dell’unificazione d’Italia furono migliaia i morti in seguito alla sommossa causata dalla grave crisi economica che colpì la Sicilia a metà dell’Ottocento. Così Belmonte Mezzagno (Pa) vuole ricordare quel pezzo di storia quasi dimenticata con un dibattito e una mostra documentaria.

Il Centro Zabùt e la Consulta Giovanile di Belmonte Mezzagno e il Comitato Mizzagnotu Belmonte nella Storia, per domani 20 settembre, propone un dibattito pubblico in occasione della ricorrenza delle Giornate del Sette e Mezzo. L’appuntamento è per le 17.30 allo Stagnone di Belmonte Mezzagno dove saranno presenti il sindaco Salvo Pizzo, Maria Occhione, presidente della Consulta Giovanile di Belmonte Mezzagno e l’esperto Elio di Piazza del Centro Zabùt.

“Una iniziativa – spiegano gli organizzatori – volta a ricostruire la storia siciliana, spesso sottaciuta e manipolata, per restituirla alla coscienza del presente e renderla memoria viva”.

La rivolta del “Sette e Mezzo”, esplosa a metà settembre del 1866, si accese nei paesi intorno a Palermo, tra cui la stessa Belmonte Mezzagno, per estendersi subito dopo alla città. La forte crisi economica, le politiche del governo post-unitario, la renitenza alla leva militare, stanno all’origine di quei moti popolari. Alla testa degli insorti diversi ex-garibaldini guidavano masse di contadini e di artigiani decisi a tutto. Al grido di “Viva la Repubblica” e “Viva Santa Rosalia”, sventolando bandiere rosse, assaltarono le caserme, occuparono i Comuni e si misero alla loro guida, sebbene per pochi giorni.

Per domare l’insurrezione furono necessari bombardamenti da terra e da mare, migliaia di morti, un numero altissimo di arresti e di condanne a morte; un bagno di sangue di cui ancora non si conosce l’esatta entità, ma che comunque travolse diverse migliaia di siciliani all’indomani dell’unificazione nazionale.

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