“L’esigenza di rispettare i vincoli di bilancio comporta certamente scelte difficili, ma sarebbe un grave errore colpire le realtà che nella nostra società portano avanti attività a difesa della cultura, dell’educazione delle giovani generazioni, della tutela dei diritti e del progresso sociale: parlo dei teatri, delle associazioni e delle fondazioni antimafia, dei centri contro la violenza sulle donne. Soggetti che lavorano quotidianamente, ciascuno nel suo ambito, per diffondere il sapere e i valori della legalità e della democrazia e che si battono per la tutela dei diritti e contro l’anti-cultura mafiosa”.

Lo dice Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone, tornando sulla vicenda dello stralcio dal Collegato delle norme che prevedevano finanziamenti a enti e associazioni impegnati sul fronte della cultura e del sociale.

“La Sicilia non è certamente più quella di vent’anni fa, è vero, ma la cronaca, anche quella più recente, ci dice che Cosa Nostra è ancora presente e continua a condizionare l’economia, la cultura e la vita sociale della nostra terra. E’ recentissima l’inchiesta che ha svelato che la mafia arriva a controllare il personale delle discoteche, luoghi tradizionalmente frequentati dai ragazzi: segno della capacità di pervasione del tessuto economico e sociale che i clan mantengono. L’antimafia – conclude Falcone – non ha bisogno di vuota retorica, ma di impegno quotidiano, costante, in mezzo alla gente, nelle aule scolastiche, nei luoghi di aggregazione a fianco di chi non accetta la prepotenza mafiosa.
Per queste ragioni rivolgo un appello al Governo regionale e a tutte le forze politiche rappresentate all’Ars perché si tuteli la sopravvivenza di chi rappresenta un argine al degrado culturale e sociale”.

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