Tragedia a Catania dove un ingegnere ha dimenticato in auto il figlio che è morto a causa delle elevate temperature. Non è la prima volta che accade in Italia.

L’ennesimo dramma che forse poteva essere evitato.

Sulla terribile vicenda interviene Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia.

Non siamo riusciti a salvare la vita all’ennesimo bambino di due anni morto soffocato per essere stato dimenticato in auto da un genitore. Non ci siamo riusciti nonostante una legge approvata quasi un anno fa, su mia richiesta, che imponeva di dotarsi di dispositivi di sicurezza per impedire altre tragedie. Non ci siamo riusciti perché il decreto attuativo della legge non è mai stato emanato, e dunque la legge non è mai entrata in vigore. Non ci siamo riusciti perché, probabilmente, rispetto a salvare la vita a un solo bambino c’erano priorità più redditizie a livello di consenso. Da madre provo una grande rabbia, da politico un terribile senso di impotenza“.

La norma che impone in Italia l’uso di seggiolini salva-bebé esiste ma non è ancora operativa perchè manca il regolamento attuativo. A giugno lo ricordava, con qualche preoccupazione in vista delle ondate di calore estivo, l’Asaps, l’associazione sostenitori Polstrada.

Sull’onda di tragedie simili a quella di oggi a Catania, il Parlamento ha votato un anno fa l’obbligo di usare un sistema di allarme per i piccoli che rischiano di essere dimenticati in auto al caldo. Ma l’iter, che prevede anche il parere del Consiglio di Stato, non si è concluso.

Il presidente dell’Asaps Giordano Biserni ricordava che il bilancio dello Stato prevede uno stanziamento di un milione di euro per il 2019 e un altro milione nel 2020. La norma si propone di incentivare l’acquisto di sistemi di allarme per “chiunque risieda in Italia e trasporti minori fino a 4 anni”.

L’Asaps ha lanciato comunque una campagna (‘Bimbi in auto: mai più da soli’) ricordando alcuni consigli “che permettano ai genitori – spiega il presidente Biserni – di evitare il ‘black out mentale’, quel momento di amnesia dissociativa transitoria, sempre più presente in persone stressate dai ritmi casa-lavoro, dai pensieri di una vita logorata da mille criticità che mettono al secondo posto il bambino“.

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