La settima vasca non è pronta e non è neanche messa a gara, altera la realtà chi asserisce che la prima porzione della nuova discarica sarà pronta nel maggio 2020.La sinergia registrata in queste ore tra istituzioni ed aziende e il senso di responsabilità dei lavoratori della Rap in servizio in discarica in condizioni a dir poco disagiate non meritano di essere inficiate, serve una soluzione immediata e di prospettiva”.

A scriverlo in una nota sono i segretari dei sindacati di Rap, Gaetano Agliozzo FP Cgil, Dionisio Giordano Fit Cisl, Pietro Caleca Uiltrasporti e Giuseppe Badagliacca Fiadel.

“Non è il momento della ricerca delle responsabilità e delle colpe, ma che il ritardo nella costruzione della settima vasca avrebbe prodotto un’emergenza rifiuti in tutti gli impianti della Sicilia era chiaro da anni, ovvero dal dicembre 2015, quando l’impianto palermitano, ottemperando alle ordinanze regionali, ha aperto i cancelli a 50 comuni della provincia di Palermo e Trapani riducendo inesorabilmente la vita della sesta vasca”.

I sindacati aggiungono “Trentacinque/quarantamila le tonnellate di rifiuti arretrati accumulati a Bellolampo, 900 le tonnellate di rifiuti giornalieri prodotti a Palermo. Serve una nuova ordinanza regionale che consenta alla Rap di trasferire maggiori volumetrie nelle altre discariche della regione; contestualmente l’azienda di piazzetta Cairoli dovrà impegnarsi ad affiancare all’impianto di Tmb un nuovo tritovagliatore e un nuovo biostabilizzatore, al fine di trattare sia la produzione quotidiana di rifiuti che le quantità in giacenza; ed è anche arrivato il momento che il Comune di Palermo abbia percentuali di raccolta differenziata adeguate ad una grande città europea che è stata anche capitale della cultura. Nulla è frutto del caso: una media regionale di raccolta differenziata ancorata al 32%, costi ambientali, costi economici, salute dei cittadini, incolumità di lavoratori, rischio saturazione delle discariche dell’intera isola e la possibilità di dovere trasportare tra qualche mese i rifiuti della Sicilia fuori regione. Tutto ciò impone una riflessione sugli errori commessi e richiede al tempo stesso un’accelerazione sulla costruzione degli impianti in Sicilia, volontà dichiarata dagli ultimi governi regionali che nei fatti è rimasta incompiuta”.

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