Un tavolo tecnico per il rilancio della Sicilia attraverso un Piano di interventi straordinari che possano avere ricadute e benefici per il futuro dei siciliani.

E’ l’idea alla quale si lavora in Commissione Bilancio e programmazione dell’Ars. Il Presidente Riccardo Savona ha convocato intorno a se un gruppo di tecnici per valutare gli interventi possibili.

“Siamo in una fase delicata e di criticità che può essere superata per dare slancio e vitalità alla nostra regione che non può essere abbandonata al proprio destino. Oggi la coesione sociale ed economica passa inevitabilmente dal rilancio del tessuto economico, produttivo e commerciale delle imprese siciliane – dice Savona – che, se sostenute con interventi mirati,possono essere determinanti nel mercato globalizzato per la varietà di prodotti e per materie prime e lavorate che hanno delle caratteristiche uniche nell’offerta commerciale. E’ chiaro e su questo lavoriamo costantemente”.

“Il processo di ripartenza deve tracciare una linea chiara su cui puntare,al netto di ritardi oggettivi che sono presenti nell’isola e che hanno allargato un solco a prescindere dalla velleitaria “autonomia differenziata” con le regioni del Nord, di fatto c’è una forbice socio-economica che va compressa con politiche concrete che diano linfa vitale al Mezzogiorno del Paese”.

Il lavoro della commissione passa attraverso l’individuazione di tre macroaree di sviluppo: Agricoltura-Turismo-Ambiente che fungono da poli accentratori per innestare altri poli di sviluppo in una logica di interconnessione e di feed-back continuo per creare una rete circolare,virtuosa e che produce trasversalmente ricchezza.  Gli strumenti operativi che possono essere decisivi in questo processo sono: la finanza agevolata (credito d’imposta);
la sburocratizzazione delle procedure autorizzative soprattutto in alcuni settori commerciali e merceologici:
la riorganizzazione dei servizi e degli uffici per evitare inutili doppioni o pastoie nell’iter che appesantiscono i processi e i progetti e i finanziamenti produttivi; investimenti pubblici tramite fondi europei,nazionali e regionali che siano indirizzati a una vera perequazione infrastrutturale e fiscale che va: dall’asse viario,ferroviario e del trasporto delle merci che scotta un peso dei costi almeno del 20% in più,a causa dell’insularità e della mancanza di collegamenti moderni,il tutto,purtroppo ancora non attuato,è previsto dai Trattati Ue e dalla Costituzione ed è rimarcato dal cosiddetto federalismo fiscale.

“E’ da rivedere:la soglia del 34% degli investimenti di perequazione infrastrutturale per il Sud – continua Savona – attraverso la Legge 18/2017 che calcola solo la percentuale della popolazione residente nel mezzogiorno,senza attenzionare il reale divario economico che ha come base il Pil di ciascuna regione,è tutto illogico e iniquo .O l’assurda vicenda del prelievo forzoso nei confronti delle province siciliane (277 milioni di euro annui) che ha sgretolato e depauperato i servizi essenziali come strade provinciali e scuole superiori che hanno determinato una crisi di liquidità senza precedenti per gli enti intermedi. Per questo, prima di ogni cosa,per far ripartire la Sicilia,si devono rivedere scelte del governo nazionale che non agevolano lo sviluppo omogeneo del Paese”.

“Tra l’altro un punto imprescindibile per creare economia sana è attivare i patti di filiera con processi di incentivazione all’industria manifatturiera con agevolazioni alle imprese sane presenti sul territorio. Per tutto ciò – conclude –  turismo e beni culturali,ambiente e green economy sono un unicum che,se utilizzato secondo una schema circolare,orizzontale e di piena sussidiarietà,crea vera economia circolare e può’ finalmente trasformare la Sicilia e i siciliani da periferia a centro vitale,commerciale ed economico al centro del Mediterraneo”.