“Ho letto nelle agenzie e in alcuni giornali che la situazione finanziaria della Regione è prossima al precipizio: non è così”. Lo ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, nel suo intervento in Assemblea regionale durante il dibattito sulla situazione finanziaria della Regione.

Musumeci ha citato l’ultimo bollettino di Moody’s, l’agenzia ha confermato il rating Ba1 anticipato nei giorni scorsi da BlogSicilia ma su di lui è subito piovuto l’attacco del presidente della Commissione antiamfia Claudio Fava nel suo ruolo di uomo di opposizione.

“Prendersela con i titoli allarmistici dei giornali e spacciare il rating della. Moody’s “BA1” come un premio o un salvacondotto tacendo che quel bollino, sempre lo stesso dal 2013, ci confina in zona retrocessione (“highly speculative”…), è un modo furbo e reticente per affrontare il disavanzo di 8 miliardi nel bilancio della regione Siciliana” ha detto Fava, intervenendo in aula sulle drammatiche condizioni finanziarie della Sicilia.

“Ci aspettavamo dal presidente Musumeci proposte e misure concrete, da un censimento delle partecipate regionali per capire quali liquidare, a una spending review vera, capace di tagliare la ricostruzione dei borghi fascisti e le spese per le fiere equine a Militello. Sono arrivate solo parole autoassolutorie”.

Ma dalla relazione di Musumeci era arrivata anche una notizia o almeno la conferma di quella che sembrava una cosa scontata: la Regione non potrà avere un bilancio di previsione 2020 entro la fine dell’anno e sarà inevitabile il ricorso all’esercizio provvisorio.

Lo stop a qualsiasi procedura per la sessione di bilancio è frutto dei tempi di analisi del bilancio 2018 da parte della Corte dei Conti che si pronuncerà solo il 13 dicembre come, anche in questo caso, anticipato nei giorni scorsi da BlogSicilia. 

Dopo l’udienza della Corte dei Conti dovrà esserci il voto d’aula all’Ars sull’assestamento di bilancio e poi quello sul rendiconto generale dunque non si potrà aprire la sessione di bilancio prima della fine dell’anno “sarà necessario ricorrere – ha detto Musumeci – almeno a due mesi di esercizio provvisorio”.

Parlando della situazione finanziaria della Regione in Parlamento e attribuendo le responsabilità del disavanzo di oltre 7 miliardi al precedente governo Crocetta, il governatore Nello Musumeci ha, poi, fatto un paragone finito immediatamente al centro di ulteriori polemiche: “Porto la croce” ha detto. Un’espressione che non è piaciuta al deputato del Pd, Nello Dipasquale, che dal pulpito ha replicato: “La croce l’ha portata uno solo, più di duemila anni fa: per favore non si paragoni”. “La croce non la porta lei, la croce la portano i siciliani per ogni giorno che lei rimane in quella poltrona”, ha concluso Dipasquale rivolgendosi al governatore.

“Il Presidente della Regione ha fornito cifre, ma erano cifre sbagliate. E soprattutto non ha risposto sui punti più critici che abbiamo evidenziato: 142 milioni di euro bloccati durante l’approvazione della legge di stabilità ed altri quasi 400 milioni di euro di disavanzo. Da mesi continua a nascondere la polvere sotto il tappeto” ha detto invece il capogruppo Pd Giuseppe Lupo.

“Siamo alla paralisi politica, legislativa ed amministrativa – ha continuato – il risultato di questa situazione è sotto gli occhi di tutti: l’Ars non è nelle condizione di poter approvare neppure un euro di spesa ulteriore. Ed a pagarne le conseguenze sono migliaia di lavoratori e cittadini che aspettano risposte. Le vere responsabilità – ha concluso Lupo – sono di chi governa la Sicilia non da un giorno, ma da ben 2 anni: la coalizione guidata dal presidente Musumeci”.

“La relazione di Musumeci? Un lungo, estenuante trattato sul nulla. La verità è che la Regione non sa come uscire dal tunnel in cui si è infilata e ora brancola nel buio” commenta Francesco Cappello, capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars, che sintetizza un po’ la linea degli interventi dei suoi colleghi che lo hanno preceduto e seguito sulla scranno di sala d’Ercole.

“Basta col rifugiarsi sotto l’ ombrellone delle responsabilità da attribuire ai precedenti governi, la verità è che il governo Musumeci non sa dove andare a parare. Quali sono le azioni che ha in programma? Cosa possiamo andare a raccontare agli anziani, ai disoccupati, ai giovani con la valigia in mano, pronti a lasciare la Sicilia in cerca di un futuro, ai turisti, al cospetto dei quali, abbiamo perso la faccia, a causa della montagne di rifiuti che li accolgono nelle nostre città? Nulla, assolutamente nulla”.

“L’unico successo di cui Musumeci va orgoglioso – conclude Cappello – è avere lanciato lo stemma della Regione nello spazio. Ricordiamo al presidente che i siciliani aspettano con ansia il suo primo successo sulla terra”.

Se la prende col governo Crocetta, invece, il capogruppo di Diventerà Bellissima Alessandro Aricò “Chi oggi qui dai banchi dell’Ars predica bene, in passato agì molto male: con il governo Crocetta la Sicilia fu svenduta, rinunciando a contenziosi con lo Stato per un totale di ben 8 miliardi di euro. Noi e tutti i siciliani non abbiamo certo dimenticato i 5 anni da incubo di quell’esperienza a guida Pd, con protagonisti molti di quei deputati che ora hanno l’ardire di accusare il governo Musumeci, che a quel disastro sta rimediando”.

“Moody’s pochi giorni fa ha certificato per la Sicilia stabilità, equilibrio finanziario e riduzione del debito. Lo dice una società internazionale al di sopra delle parti, eppure dalle opposizioni qui all’Ars nessuno lo ricorda. Inoltre né dal Pd né dai Cinque Stelle, ora insieme al governo nazionale, stanno sollecitando la nomina dei due componenti nella commissione paritetica Stato-Regione, in colpevole ritardo con grave danno per la Sicilia. Invece che di sterili polemiche la nostra Regione ora più che mai ha bisogno di un’Ars compatta, che rivendichi in maniera trasversale e con forza i diritti finora negati alla Sicilia”.

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