Conti in rosso in Sicilia che presenta un buco da 1 miliardo e 103 milioni certificato dalla Corte dei Conti. Una mazzata sulla giunta regionale è giunta dai magistrati contabili secondo i quali le politiche di riduzione del disavanzo e per il contenimento della spesa della Regione siciliana sono stati fino a oggi inefficaci.

Guai finanziari notevoli a fronte dei quali far quadrare i conti, anche in vista del bilancio di previsione 2020, sarà cosa ardua. E mentre il governatore Musumeci sostiene che che col suo governo “c’è stata una inversione di tendenza rispetto al passato”, piovono le critiche di deputati ed ex amministratori.

“Quando rientrando in casa, malauguratamente la si trova allagata, la prima cosa che fa una persona saggia è cercare di chiudere la fonte dell’allagamento, prima ancora di raccogliere l’acqua” commenta l’ex assessore all’Economia Roberto Agnello, in carica nel 2014.  “L’allarme sull’allagamento dei conti della Regione Siciliana che emerge oggi dagli accertamenti dei Magistrati Contabili, ma che da tempo era stato ampiamente annunciato da chi in passato ha saputo e voluto osservarli in modo onesto e professionale, è l’ennesimo richiamo ad intervenire urgentemente per chiudere le profonde falle nell’attuale sistema amministrativo-contabile e di controllo interno della Regione, al fine di adeguarlo agli elevati standard imposti dalla recente normativa in materia di armonizzazione contabile da cui, purtroppo, sembra essere ancora molto lontana”.

“E’ questa la sintesi e il messaggio prioritario scritto a chiare lettere nel giudizio di parificazione odierno”, aggiunge Agnello, “l’agenda di Governo non può più permettersi d’ignorare la Corte dei Conti e deve programmare e mettere realmente in atto quelle concrete riforme strutturali, ormai da troppi anni ignorate: è imprescindibile dotarsi di un moderno, efficace ed efficiente sistema informativo, gestionale e di controllo, che faciliti e renda trasparenti e ripercorribili le azioni di monitoraggio interno svolte (o volutamente ignorate) dalla dirigenza; inibendo a chiunque la possibilità di commettere errori e/o azioni corruttive dirette a falsificare dati e informazioni di bilancio, vero cancro che continua a divorare la nostra Regione”.

Di avviso non troppo diverso è Claudio Fava, deputato regionale e presidente della Commissione antimafia all’Ars. Per Fava il giudizio Corte dei Conti Sicilia mette fine a “favolette del governo Musimeci”.

I Giudici della Corte dei Conti ci sono andati giù pesantemente: oltre un miliardo da recuperare in un triennio, un altro miliardo da recuperare entro il 2019 o al massimo entro la fine della legislatura, anomalie nella gestione dei documenti finanziari, obiettivi di risanamento completamente mancati, buco nero dei conti delle società partecipate, criticità estreme nella situazione dei liberi consorzi. “Quello che più imbarazza – sostiene Fava – è la certezza che questo governo non ha soluzioni e idee, privo della necessaria autorevolezza e forza parlamentare per affrontare seriamente l’emergenza finanziaria. La necessità di recuperare, nel complesso, oltre due miliardi produrrà, in mancanza di interventi urgenti, un devastante effetto a catena soprattutto sulle fasce più deboli della nostra regione. Una situazione drammatica che non ha nulla a che vedere con la finta tranquillità ostentata in questi mesi dalla giunta e dal presidente Musumeci”.

Se Fava parla di situazione drammatica, i conti della Regione sono un “disastro” secondo il presidente della Commissione Cultura, Lavoro e Formazione dell’Assemblea Regionale Siciliana Luca Sammartino. “Il giudizio della Corte dei Conti sui conti della Regione certifica il disastro – dice -. Musumeci deve abbandonare l’arroganza e l’atteggiamento del “saper fare tutto da solo” e presentarsi subito in Aula dicendoci da dove vuole iniziare a razionalizzare la spesa. Oggi più che mai la Sicilia ha bisogna di dialogo e di concertazione tra il Parlamento e il Governo”.

È il momento di agire adesso per Sammartino, dopo il giudizio della Corte dei Conti in sede di parifica sullo stato di salute economica della Regione Sicilia. “E’ il momento – prosegue il parlamentare di Italia Viva di portare avanti e insieme riforme capaci di destrutturare la tradizionale spesa pubblica che tiene nella palude i siciliani. Si sforzi di aprire un confronto costruttivo con il governo nazionale per accompagnare alcuni percorsi di alleggerimento della spesa”.

Dura anche la reazione del Movimento 5 Stelle che chiede a Musumeci un piano di riforme “se vuol esser credibile a Roma”. Il piano dovrebbe essere “tale che possa rassicurare il governo nazionale sulla buona volontà di quello regionale nel sanare un bilancio ormai distrutto dalla mala politica in anni e anni di malefatte sulle spalle dei siciliani”, dice il deputato regionale M5S Luigi Sunseri. Le strade da seguire sono due secondo Sunseri. “Dimettersi o spegnere tutte le luci di ospedali, scuole e città e mettere in vendita Palazzo d’Orleans”.

Il futuro è tutt’altro che roseo secondo l’esponente del M5S. “Si prevede – prosegue Sunseri- un periodo davvero nero per la nostra terra. Faremo in modo che il governo centrale ci dia una mano. Per l’ennesima volta vogliamo essere chiari. Quello che dice la Corte l’ho detto decine e decine di volte in aula e in commissione Bilancio: Ripianare il disavanzo di un bilancio in archi temporali troppo ampi, rispetto all’ordinario ciclo di bilancio, presenta profili di incostituzionalità perché ciò ha evidenti ricadute negative in termini di equità. La lunghissima dilazione temporale finisce per confliggere con elementari principi di equità intergenerazionale. E a pagarne le conseguenze saranno i nostri figli. Non posso che augurare a tutti noi buona fortuna. Noi faremo il nostro, Musumeci faccia il proprio” .

La controreplica alle opposizioni è affidata al capogruppo di Diventerà Bellissima Alessandro Aricò “Addebitare al governo Musumeci la responsabilità della situazione finanziaria in cui versa la nostra Regione è un falso storico. Le vere cause sono da ricercarsi in decenni di cattiva amministrazione, sprechi, omissioni e peggio ancora: una buona parte del disavanzo, infatti, è venuta alla luce grazie a un’operazione verità fortemente voluta proprio dall’attuale governo regionale. È stata la nostra serietà ad imporci di fare chiarezza una volta e per tutte sui conti della Regione. Come ha giustamente ribadito il presidente Musumeci intervenendo durante l’adunanza pubblica della Corte dei Conti, con l’attuale governo regionale c’è stata una inversione di tendenza rispetto al passato”.

“Le opposizioni hanno la faccia tosta – continua – di puntare l’indice accusatorio chiedendo a gran voce le riforme. Peccato, invece, che la faccia non la mettano quando si tratta di votarle, anzi ricorrono al voto segreto come ad esempio è avvenuto su quella dei rifiuti. Più di una volta e dagli stessi banchi dell’Ars il governatore Musumeci ha rivolto appelli per concertare le riforme, pertanto negarlo è un altro falso storico. Ed è paradossale che gli attacchi giungano anche da chi- ad esempio il collega Sammartino- sia stato correo della fallimentare esperienza del governo Crocetta a trazione Pd”.

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