Un selfie per dar vita ad un partito. Nel 2020 tutto inizia così anche se più che un nuovo partito, nasce un partito già vecchio. Anche per i nostalgici della Dc un partito nel quale sembra difficile possano riconoscersi tutti gli uomini di un centro frammentato e frammentario, che strizza l’occhio a volte a destra altre volte a sinistra e altre ancora cerca solo di essere l’ago della bilancia.  Quanto l’Italia sia ancora centrista è difficile a dirsi, quanto sia moderata altrettanto, almeno a giudicare dagli eccessi che caratterizzano la vita pubblica continuamente.

 

Eppure da Roma a Palermo, inizia la reunion dei democristiani che nelle prossime settimane sbarcheranno in Sicilia per presentare il nuovo soggetto politico appena costituito.

L’evento siciliano previsto per il prossimo 1 febbraio, prende le mosse dal 101° anniversario della fondazione del Partito Popolare Italiano, una realtà, una proposta, “che non avrà intenti meramente celebrativi o, peggio ancora, nostalgici. E’, invece – ha dichiarato Lorenzo Cesa – un ulteriore tappa, la prima pubblica, nel cammino per la riunificazione di tutti coloro che credono che, oggi come nel 1919, l’Italia abbia bisogno di poter contare su di una forza politica che si aggrega intorno ad un programma e che parla il linguaggio della concretezza e della responsabilità”.

L’evento nazionale di venerdì scorso tenutosi nel museo dell’Arte sanitaria in Lungotevere Sassia, ha rappresentato una vera e propria costituente che con la regia dei veterani Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi, ha riunito ben 36 sigle, decidendo di replicare la stessa esperienza su tutti i territori regionali. Si partirà da Palermo con la presenza del coordinatore regionale dell’Udc Decio Terrana, del coordinatore provinciale Vincenzo Figuccia e degli stessi promotori.

“Sarà il primo incontro sul territorio – hanno dichiarato Figuccia e Terrana – dopo la celebrazione nazionale per la presentazione ufficiale nei territori del Partito del Popolo Italiano che sarà peraltro presentato alla seconda edizione della scuola di formazione politica ispirata a don Sturzo”.
“Lo scudo crociato, il simbolo del nuovo partito e tanti militanti provenienti da movimenti e fondazioni – hanno concluso – saranno alimenti indispensabili per una ricetta vincente che dopo mesi di lavoro, realizza la réunion della Dc 3.0”.

Ma sorpresa delle sorprese dentro l’Udc c’pè, per la prima volta a memoria di cronista, una sorta di accordo. Condividono l’idea addirittura Vincenzo Figuccia ed Eleonora Lo Curto, mai d’accordo su nulla dentro il gruppo all’Ars

“L’idea di fondare il Partito del Popolo Italiano, traducendo così l’acronimo del Ppe, è senza dubbio una ineludibile necessità politica. Mai come oggi si avverte il bisogno nel Paese – dice Lo Curto –  di una forza politica capace di catalizzare il consenso dei moderati, dei cattolici e dei giovani che possono muoversi su un’idea assolutamente attuale qual è quella del popolarismo sturziano”.

Ma Lo Curto si spinge oltre “È un’idea, questa, che prescinde da ogni nostalgico ritorno al passato e che al contrario richiama all’impegno etico-politico quanti, e sono davvero tanti in Italia, nel tempo hanno creduto che bastasse avere un leader da seguire.

La nostra non è una posizione di comodo, al contrario richiama alla responsabilità e all’impegno personale, e vuole ribaltare il modello verticistico dei manipolatori delle coscienze che alla fine manifestano tutta la loro pochezza attraverso le azioni che pongono in essere. Il centro moderato deve essere interprete del comune sentire del popolo italiano che è distante dagli estremismi di destra e di sinistra, prova ne sia che il più grande partito in Italia oggi è quello degli astenuti. Si astengono dal voto anche tutti quei giovani che non si sentono rappresentati, il mondo delle imprese, disilluso e deluso, le famiglie che vengono private della possibilità di costruire il futuro per i propri figli e per questo rinunciano a farne. Il Partito del Popolo Italiano, di cui a Roma si è parlato nei giorni scorsi, lancia una sfida che bisogna raccogliere con determinazione e impegno, con la responsabilità di scendere in campo per riappropriarci di uno spazio politico che oggi è impropriamente abusato da coloro che governano”.

La capogruppo Udc all’Ars, già alcuni mesi fa aveva lanciato l’idea, a partire dalla Sicilia. “Cè bisogno –aggiunge Lo Curto – di un partito del popolo, e quindi popolare perché capace di rappresentare in tutte le sedi di governo dei territori le istanze e i diritti dei cittadini. Da qui l’attualità del popolarismo sturziano a cui ci si deve ispirare e confrontare per costruire una proposta politica veramente innovativa. Oggi il centro ha il dovere di rinascere guardando al futuro, all’Europa e correggendo la sguardo di quei cattolici che devono essere richiamati alla responsabilità e all’esercizio della libertà nell’agire per il bene comune”.

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