Sei anni e tre mesi di reclusione ciascuno per la ginecologa Maria Ausilia Palermo, il neonatologo Antonio Di Pasquale e l’anestesista Giovanni Gibiino, imputati per omicidio colposo; tre anni per l’ostetrica Valentina Spanò accusata di falsa attestazione.

E’ la richiesta della Procura di Catania formulata a conclusione della requisitoria nel processo per la morte di Nicole Di Pietro, nata nella clinica Gibiino e deceduta alcune ore dopo mentre era su un’ambulanza diretta all’ospedale di Ragusa il 12 febbraio del 2015.

Il caso di Nicole fu al centro di numerose e lunghe polemiche che sconvolsero non solo Catania ma tutta la Sicilia prima di approdare ad un processo. Le indagini  sugli avvenimenti di quelle ore furono affidate alla squadra mobile della Questura e alla sezione Polizia giudiziaria e sono state coordinate dalla Procura distrettuale di Catania.

Ad aprile del 2016 arrivò un colpo di scena con la scelta della clinica di schierarsi contro i propri stessi medici.

A sorpresa la clinica Gibiino si costituì parte civile contro i propri medici, gli stessi che la procura di Catania indicava come i responsabili della morte della piccola Nicole

I proprietari della struttura chiedevanodi conoscere tutti i particolari di quella tragica notte. E lo fecero innanzi tutto per tutelare il nome della clinica come sèpiegò l’avvocato Tommaso Tamburino nel presentare la richiesta di costituzione di parte civile al gup Alessandro Ricciardolo: “La casa di cura ha subito un evidente danno all’immagine: dalle indagini sarebbe emerso che è stata danneggiata, vittima e parte offesa. Anche perché sarebbe emerso chiaro che la struttura sanitaria non avesse delle deficienze  strutturali”.

La presenza di ben 8 richieste di parte civile causò il primo scontro processuale. A costituirsi furono l’assessorato regionale alla Salute, i genitori, nonni, bisnonni e zii della bambina, l’associazione di consumatori Codacons e anche la casa di cura Gibbino.

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