I parenti di una donna morta per un presunto caso di malasanità potrebbero trovarsi costretti a restituire il risarcimento danni pari a 160 mila euro dopo che la Cassazione ha annullato la condanna a un medico  per omicidio colposo. La Suprema Corte ha annullato il provvedimento perché intanto è sopraggiunta la prescrizione del reato.

Come riporta il Giornale di Sicilia, nel 2011 a finire sotto inchiesta per la morte di Alessia Calabrese, 30 anni, avvenuta nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Civico di Palermo, furono quattro medici. Solo un medico venne condannato per omicidio colposo, Giuseppe Lentini, ma adesso, a distanza di 9 anni, arriva la scure della prescrizione.

Con la condanna annullata così anche la provvisionale che avevano deciso i giudici decade. La famiglia della 30enne dovrà restituire i 160 mila euro al Civico. La Cassazione ha rinvito la decisione in appello in sede civile. Per la morte della donna finirono a processo sette anni fa Francesco Meli, Antonino Odierna Contino ed Anna Maria Fimognari, poi assolti, tutti indagati adesso per la presunta truffa delle protesi.

La donna venne colpita da un’idrocefalia, dopo il ricovero al Policlinico passò al Civico nel reparto di Neurochirurgia del Civico. Per operare la donna, secondo le precedenti sentenze, venne perso del tempo. Si scelse di sottoporla a una risonanza magnetica ma la paziente morì. In primo grado fu condannato Lentini a due anni e venne deciso anche il pagamento del risarcimento alla famiglia di 160 mila euro oggi a rischio restituzione. In appello la condanna venne confermata. Poi il ricorso in Cassazione che ha dichiarato il reato prescritto ed ha annullato integralmente la sentenza per gli effetti penali. Sul fronte civile, invece, i giudici si sono espressi per un annullamento con rinvio. Servirà dunque un nuovo processo d’appello per quantificare nuovamente i danni subiti dalla famiglia Calabrese.

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