“Le indagini ci hanno permesso di scoprire che dei preziosi rubati in alcune case, a Siracusa, erano finiti nella disponibilità di alcuni titolari dei negozi di compraoro”. Lo ha detto in aula un ispettore di polizia, in servizio al reparto delle Volanti della Questura di Siracusa, che ha coordinato, insieme ai magistrati, l’inchiesta su un presunto giro di furti e ricettazione denominata “Sottobanco” conclusa nel marzo del 2013.

In quell’occasione, furono rintracciati dalla polizia orologi, anelli, bracciali, spille, orecchini, collane, ciondoli, fedi nuziali e medaglie per un totale di circa 1700 chili di preziosi per un valore commerciale, stimato dalla forze dell’ordine, in oltre 45 mila euro. Furono anche sequestrati numerosi oggetti in argento, tra cui vassoi, candelabri, ciondoli, piatti, posate e monete antiche, dal peso di 42 chili per un valore di circa 16 mila euro. Si trattava di gioielli rubati finiti, secondo la tesi della Procura, nelle mani di alcuni gestori di compraoro che ci avrebbero lucrato.

Gli avvisi di conclusione indagini furono emessi nei confronti di Michal Berardi, 26 anni; Simone Glietti, 27 anni; Chiara Castrogiovanni, 27 anni; Francesco Piccione,  51 anni; Corrado Scalia, 50 anni; Giuseppe Scalia, 51 anni; Paolo Sergio Zinna, 74 anni; Lucia Angelico, 51 anni; Desiree Puglie, 33 anni; Manuela Alescio, 35 anni; Salvatore Fazio, 60 anni.

Il processo  è in corso al palazzo di giustizia di Siracusa ( in cui ci sono sia presunti ladri sia i gestori di compraoro accusati dai magistrati) e nell’ultima udienza il pm, Francesca Eva ha interrogato proprio l’ispettore di polizia, poi sottoposto al controesame dagli avvocati della difesa.

“In quel periodo – ha detto in aula l’ispettore di polizia – c’era una crescita di furti e borseggi nel capoluogo. Abbiamo avviato un’indagine su alcuni pregiudicati che ci ha permesso di arrivare al ritrovamento di numerosi monili nei compraoro. Una parte dei preziosi li abbiamo rintracciati anche nelle abitazioni dei gestori di queste attività commerciali. La refurtiva è stata poi riconosciuta dalle vittime a cui è stata poi restituita”. L’ispettore, durante la sua testimonianza, ha ricordato i controlli compiuti nei negozi dove i registri di carico e scarico sarebbero stati incompleti, insomma sarebbe stato difficile tracciare tutta la merce. Il teste ha anche sostenuto che parte delle refurtiva rubata dalle case assaltate sarebbe stata divisa in più lotti ai gestori dei compraoro per evitare di destare sospetti.

 

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