Un cane di razza Pomerania è risultato positivo, seppur lievemente, al coronavirus dopo che la sua proprietaria è stata infettata dalla stessa malattia. È successo a Hong Kong.

Come si apprende dal Daily Mail, la notizia è stata diffusa dal Dipartimento di Agricoltura, Pesca e Conservazione (AFCD) senza però spiegare perché, innanzitutto, è stato effettuato un test anche sull’animale che è stato prelevato dalla casa della proprietaria mercoledì scorso, 25 febbraio, a cui è stato diagnosticato il COVID-19 e si trova in isolamento in ospedale. Il cane, comunque, non ha evidenziato sintomi rilevanti.

I media locali hanno affermato che la proprietaria dell’animale è una donna d’affari di 60 anni di nome Yvonne Chow Hau Yee. Il cane, comunque, sarà tenuto in quarantena per 14 giorni in un centro specializzato e saranno eseguiti dei test fino a quando l’animale non avrà eliminato del tutto il virus.

Lo scopo dell’AFCD è ora capira se il cane sia stato davvero contagiato dal coronavirus oppure se sia il risultato di una contaminazione ambientale avvenuta su bocca e naso. L’AFCD, poi, in una nota, ha ricordato che «non ci sono prove del fatto che gli animali domestici possano essere infettati dal COVID-19 o che possano essere una fonte di infezione per le persone».

Infatti, non ci sono prove secondo cui gli animali domestici (cani e gatti soprattutto) possano sia essere contagiati che trasmettere il coronavirus all’uomo, tuttavia l’AFCD consiglia la quarantena di due settimane anche per quelli che appartengono esclusivamente a persone infettate. Inoltre, si raccomanda di lavarsi correttamente le mani dopo avere avuto dei contatti con i propri animali domestici e indossare le maschere se questi mostrino un cambiamento dello stato di salute, recandosi al più presto da un veterinario.

La notizia è naturalmente rimbalzata anche in Italia e Canio Buonavoglia, docente di Malattie infettive al Dipartimento di Medicina veterinaria all’Università di Bari, intervistato da Il Sole 24 Ore Radiocor, ha affermato: «L’aver ritrovato un virus nel tampone nasale e salivare di un cane che è vissuto in un ambiente infetto, soprattutto se a basso titolo e cioè in quantita’ molto esigua, con ogni probabilità denota una presenza passiva del virus e non una replicazione attiva come quando c’è infezione».

«La debole presenza del virus nell’animale – ha aggiunto Buonavoglia – va probabilmente ricondotta alla convivenza con una persona infetta, ma questo non significa assolutamente che l’animale sviluppi la malattia. Per essere ricettivo il cane dovrebbe sviluppare un quantitativo di virus notevolissimo e al momento non c’è niente che faccia ipotizzare questo tipo di situazione. Per quanto si conosce al momento è da escludere che gli animali domestici siano mai stati contagiati dal Covid-19. E anche considerando l’enorme diffusione del virus in Cina, sicuramente i colleghi della sanità veterinaria delle aree dove il contagio è stato più diffuso ce ne avrebbero dato notizia».

All’Andkronos la Federazione nazionale degli ordini veterinari (Fnovi) ha affermato: «Se confermato, il ritrovamento di tracce di virus in un tampone effettuato su cavità nasali e orali di un CANE convivente con il proprietario infetto da Coronavirus non significa assolutamente nulla in termini di diagnostica virologica. […] Non vi è nessuna evidenza scientifica di un trasferimento dell’infezione da uomo a cane, men che meno da cane a uomo. La presenza di tracce di virus nell’animale potrebbe essere del tutto casuale e dovuta al suo semplice contatto con il proprietario».

Infine, secondo Carla Rocchi, presidente dell’Enpa (Ente Protezione Animali), si tratta di una «bufala, così come la storia dei duemila cani infettati di qualche giorno fa. La rete è piena di psicopatici che diffondono notizie false, non bisogna crederci. Ad oggi non si è infatti registrato alcun caso di contagio tra gli animali domestici», ha detto all’Adnkronos. Ma la notizia non è falsa, semmai è molto probabile che si sia trattata, come scritto, di una contaminazione ambientale.

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