Passerà, passeranno questi giorni, torneremo ad abbracciarci” queste alcune delle parole di “Torneremo ad abbracciarci“. Una canzone, un grido di speranza, che nasce dalla penna di Salvatore Riggi, nisseno, esattamente nella notte fra il 13 e il 14 marzo.

Il giorno dopo, Giorgia Lunghi, attrice, collega e coinquilina, pizzica degli accordi sulla sua chitarra. Non è solo una canzone scritta durante la quarantena, bensì un grido di speranza. “Torneremo ad abbracciarci” è già un abbraccio nel conforto che domani tornerà tutto come prima, con le piccole abitudini ripristinate e le paure un lontano ricordo.

“L’unica (forse) prerogativa dell’arte è questa: Non si ferma. E non mi sono fermato neanche io – dice l’autore -. Diciamo che ce la siamo cantata e suonata e montata da soli, con quello che avevamo; arrangiandoci, a distanza, ma con tanta passione.

È la prima che scrivo, e per questo non posso che dedicarla a tutte le persone che tornerò ad abbracciare, una volta finita questa maledettissima quarantena.

La dedico a loro. Ai miei amici, ai miei fratelli di palco. La dedico a tutti gli occhi di cui ancora dovrò innamorarmi, e perché no, anche a tutti gli occhi che porto ancora nel cuore. Perché da lì mai si può scappare. Ai miei nonni, ai miei parenti. Alle nostre videochiamate giornaliere. La dedico a mia sorella, piccola e piena di luce. La dedico a mio fratello; Nano, torneremo a ridere insieme. La dedico a mia madre. Tornerò a farmi fare il letto anche se lo so fare, e la dedico a mio padre. Papà, tranquillo, torneremo ad abbracciarci.”

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