Ricorrono i cent’anni dalla nascita di Gino Marinuzzi junior, compositore di varia ispirazione che occupa un posto non proprio marginale nella musica classica italiana del ‘900, tant’è che Radio 3, in questi giorni, ne ha ricordato la vita e le opere.

Gino Marinuzzi junior nacque a New Jork il 7 aprile del 1920, visse soprattutto a Milano e a Roma e però vanno rivendicate le sue origini siciliane. Già, perché Gino Marinuzzi fu un figlio d’arte: suo padre, anche lui Gino, detto Marinuzzi senior, altrettanto noto ai musicofili come illustre direttore d’orchestra e anche compositore, era palermitano doc.

Se Gino Marinuzzi junior nacque a New Jork, ciò accadde perché in quel periodo il padre si trovava in America in una delle sue tante tournèe.

A Milano Gino Marinuzzi junior si diploma al conservatorio (pianoforte, composizione, direzione d’orchestra) e compone precocissimo le prime opere (una insieme al padre). Ma la sua attività creativa è frenata dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Nel ‘43 il giovane musicista è catturato dai nazisti e rinchiuso in un campo di concentramento. Vi rimarrà per tre anni. La fine del calvario dell’atroce prigionia, nel ’45, coincide con il dolore per la scomparsa del padre.

Quella tragica esperienza ispira a Marinuzzi junior la composizione dei Lager lieder, brani per pianoforte a quattro mani nei quali riecheggiano motivi musicali popolari russi (con i russi aveva condiviso la reclusione). I Lager lieder – molto originali anche perché, ancorché di accentuata cantabilità, privi della parte vocale propria della tradizione dei lieder – segnano l’inizio della maturità artistica di Marinuzzi junior. La cui produzione, stabilitosi a Roma, si ramifica in varie direzioni. Tra di esse quella che lo conduce alle prime sperimentazioni nel campo dell’elettronica.

Gino Marinuzzi junior è infatti il pioniere in Italia della musica elettronica. Tra la fine degli anni ’50 e gli albori degli anni ’60 le sue prime composizioni di musica elettronica, nelle quali si sentono gli echi dei rumori delle grandi città.

L’uso della strumentazione elettronica è legata soprattutto alla produzione musicale per film.
Marinuzzi junior, infatti, compose tantissime colonne sonore destinate al cinema collaborando con grandi registi: da Blasetti, a Lattuada, ai fratelli Taviani, e soprattutto Jean Renoir (un capolavoro il film “La carrozza d’oro”, memorabile la musica che l’accompagna); né meno significativi furono i suoi adattamenti musicali per sceneggiati televisivi, tra i quali “Il conte di Montecristo” e una serie del commissario Maigret.

Marinuzzi junior, musicista eclettico, compose anche per la radio. A proposito particolare menzione merita l’operina musicale “La signora Paulatim” tratta da un racconto deliziosamente ironico di italo Calvino del ’59 e mandata in onda nel ’64 con la voce recitante di Arnoldò Foà.

Come fu il rapporto tra il padre e il figlio, entrambi con lo stesso nome e musicisti di rilievo in stagioni diverse? Ottimo. Gino Marinuzzi junior riconobbe sempre l’importanza del padre nella sua formazione, ne subì l’influenza nelle sue prime esperienze compositive ma poi se ne distaccò per percorrere strade abbastanza diverse da quelle attraversate dal padre.

Anche i loro gusti si differenziarono, tant’è che si ricorda una discussione animata tra i due dinanzi alla Scala di Milano su Béla Bàrtock, amato dal figlio, non altrettanto dal padre. Al padre, Gino Marinuzzi junior dedicò la rielaborazione della sua opera Jacquerie, composta nel 1918 e ispirata da una rivolta contadina nella Francia del XIV° secolo. L’omaggio al padre fu rappresentato, nel ’94, al teatro Bellini di Catania.

Tra le ultime opere di Gino Marinuzzi junior “Concertante”, eseguita a Roma nel 1985 all’Auditorium del Forum Italico della Rai su commissione di Gioacchino Lanza Tomasi, che ne era allora direttore artistico. Si spense a Roma l’8 novembre del 1996.