Il Codacons ha presentato un esposto in Procura  per denunciare le precarie condizioni di sicurezza degli operatori sanitari, molti dei quali, secondo l’associazione, costretti a lavorare senza mascherine ed altri dispositivi di protezione. Il difensore del Codacons, Bruno Messina, spiega che esiste un piano di approvvigionamento delle aziende sanitarie, in merito alla disponibilità delle protezioni, ma evidentemente sarebbe stato disatteso.

“Dunque, – afferma  Messina –  se ogni azienda sanitaria effettua una stima dei Dpi necessari, come è possibile che già dopo i primi casi di coronavirus in Sicilia gli operatori sanitari si sono dichiarati sprovvisti dei dispositivi? Semmai questo si sarebbe potuto verificare dopo il diffondersi della pandemia nell’isola, a seguito dei numerosi interventi, ma non di certo sin dall’inizio. Allora a che cosa servono i piani di approvvigionamento?Questi ed altri interrogativi dovranno sciogliere  i magistrati”.

Per il presidente regionale  del Codacons, Giovanni Petrone, dal coronavirus va, in primo luogo, tutto il personale sanitario, “poiché sono medici, infermieri e operatori del 118 ad assistere i soggetti infetti e se si ammalano anche  loro non possono curarci”.

“Inoltre, quando un operatore sanitario – prosegue il presidente – contrae il coronavirus lo può trasmettere, e anzi lo trasmette senza strumenti di protezione, a chiunque si ricovera in ospedale. E non dobbiamo cedere all’idea che poiché la condizione (quella della carenza di Dpi) è generalizzata in tutta Italia allora è così anche in Sicilia, perché c’è chi ha saputo affrontare l’emergenza adeguatamente Al Cotugno di Napoli, infatti, non ci sono stati componenti dello staff medico/sanitario che hanno contratto il Covid-19. Questo vuol dire la presenza di un numero adeguato di Dpi, l’individuazione in ospedale di appropriati percorsi per i malati o sospetti tali e un’adeguata formazione di tutto il personale”.

 

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