Sospendere subito lo split payment, ossia il meccanismo di scissione dei pagamenti, per garantire una immediata liquidità alle imprese. Lo chiede Gianfranco Caccamo, reggente di Sicindustria Caltanissetta ed Enna, che spiega:

“Lo split payment produce per molte aziende un credito di Iva difficilmente compensabile attualmente. Ad oggi le imprese hanno tutte, chi più chi meno, un credito Iva che, a causa del fermo delle attività, non possono esigere. Dal momento che il governo ha più volte sottolineato la necessità di garantire alle imprese liquidità immediata, perché non cominciare restituendo loro i soldi dell’Iva, che oltretutto hanno già pagato a propria volta con le fatture di acquisto dei materiali ai fornitori? Non potendola neanche compensare secondo i canali ordinari del recupero contributivo, le somme resterebbero, tra l’altro, accantonate per chissà quanto tempo”.

Questo, secondo Sicindustria, potrebbe essere uno degli strumenti in grado di dare liquidità alle imprese, permettendo alle stesse, a loro volta, di onorare gli impegni con i fornitori. “Così come – aggiunge Caccamo – torniamo a ribadire la necessita che la Pubblica amministrazione paghi i propri debiti subito. È una questione di sopravvivenza del tessuto economico e sociale e non è possibile attendere oltre”.

Sicindustria in questo periodo di lockdown è stata molto chiara e dura nel denunciare la situazione “al collasso” che le imprese stanno scontando in questa emergenza. Presa di posizione anche nei confronti del discusso decreto “Cura Italia”.

“Una farsa. Il decreto che doveva tamponare l’emergenza di un Paese in difficoltà non è altro che una farsa. Una presa in giro senza troppi trucchi. Nessun aiuto concreto alle imprese. Soldi a destra e sinistra, contributi sparpagliati senza criterio. Non un piano, non un programma per sostenere organicamente la produzione italiana. In un momento come questo le aziende chiedono certezze e il governo risponde con una presa per i fondelli. Molti apparati ed enti dello Stato non si rendono conto che siamo in una situazione emergenziale pari a quella postbellica. E continuano a giocare sulla pelle delle imprese e dei lavoratori”.

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