La fiera delle promesse mancate, delle idee fantasiose naturalmente non mantenute, dei soldi pubblici spesi male. Chiunque abbia vissuto la storia recente dello stabilimento Fiat di Termini Imerese potrà trovare altri mille aggettivi per una vicenda che lascia l’amaro in bocca. Da quando la Fiat ha annunciato il suo disimpegno è stata una infinta serie di promesse e di interventi. dopo una stagione di lotta che ha permesso allo stabilimento di funzionare a singhiozzo per un po’, a novembre del 2011 la chiusura definitiva.

Da allora destra e sinistra si sono affannate a promettere di tutto e di più. dalle ipotesi più fantasiose a quelle più concrete  teoricamente ma prive di imprenditori interessati a sostenerle. Di fatto tutto  ciò che si è susseguito è stata illusione, messa in campo più per avere un motivi per prorogare la cassa integrazione in deroga e strumenti di sostegno per evitare la rivolta (sempre a scapito di qualcuno in più ogni giorno) della base e il tracollo definitivo del territorio.

Adesso l’emergenza Covid 19 sembra offrire, finalmente, una opportunità per fare sul serio. le nuove esigenze produttive del mondo sanitario sono l’occasione per il rilancio, quello vero, imprenditorialmente concreto e utile tanto al territorio quanto all’Isola, al paese, al sistema sanitario, al sistema produttivo.

Una idea tutt’altro che peregrina ma per mettere in campo la quale bisogna agire subito. Una idea nata in Sicilia e sposata in Italia anche dal mondo sindacale

La conferma viene dal segretario nazionale della Fiom Cgil, Michele De Palma, che la lancia dai microfoni di “Casa Minutella”, il programma di approfondimento politico, economico e di costume, in onda domani sui canali social di Blogsicilia ” L’Italia può vincere la battaglia contro il coronavirus se il governo troverà il coraggio di “investire subito per riaprire lo stabilimento ex Fiat di Termini Imerese, con un programma serio e rapido di riconversione industriale”

A capo del sindacato dei metalmeccanici, De Palma è un esperto del settore automotive “ho visto passare presidenti del consiglio e ministri dello sviluppo economico, tutti sempre interessati alla vicenda dello stabilimento ex Fiat di Termini” dice lanciando il suo grido di battaglia.

Di fatto il messaggio è chiaro: non è più il momento di perdite di tempo e prese in giro, e non soltanto per il futuro dei circa 700 lavoratori dell’area termitana, ancora in cassa integrazione, tra produzione diretta e indotto. “Riaprire subito lo stabilimento sarebbe una svolta non soltanto per Termini e per i suoi lavoratori, ma anche per l’intero Paese – spiega il sindacalista – e noi vogliamo portare il nostro contributo di idee per un progetto di riconversione di quel sito industriale, o di una sua parte, per iniziare a produrre in tempi rapidi quei dispositivi che servono ai cittadini italiani per difendersi dal Covid 2019”.

Ma è una svolta veramente possibile? De Palma non ha dubbi e lancia un appello a tutti gli attori istituzionali, forte di una conoscenza approfondita del dossier Termini Imerese “il mio appello è rivolto al governo nazionale, a quello della Regione siciliana ed anche al commissario straordinario per l’emergenza Covid, Arcuri. Lui sa che tipo di investimenti sono stati fatti per quel sito industriale e sa quali macchinari e dispositivi sono presenti. Ripartire oggi, immaginando una riconversione del sito, significa anche dare al nostro Paese un possibile vantaggio competitivo per la riprese. In tutto il mondo, gli stabilimenti metalmeccanici sono chiusi o lavorano a ritmo ridotto e, in particolare, la produzione automotive è del tutto ferma. Questa è una battaglia per la sicurezza sanitaria del nostro Paese ma anche per il futuro industriale di quel territorio”. E aggiunge: “per l’emergenza Covid 2019 abbiamo bisogno di milioni di mascherine e migliaia di dispositivi di respirazione, reinventare il modello produttivo di Termini Imerese significherebbe dare un servizio al Paese”.

De Palma spiega anche quali sono stati i passi formali compiuti dal sindacato: “abbiamo inviato una lettera al Mise, spiegando le possibilità che quel sito industriale offre e chiedendo di porre in atto misure ed azioni concrete per un processo di reindustrializzazione mirato ai dispositivi e ai presidi che servono in questo momento”.