Daniele del Re, docente di fisica all’università Sapienza, e Paolo Meridiani, ricercatore dell’istituto nazionale di fisica nucleare, dopo aver pubblicato uno studio sull’epidemia condotto a quattro mani, traggono la seguente conclusione: “Il reale andamento dell’epidemia potrebbe essere diverso da quello mostrato dalla Protezione Civile. Il picco potrebbe essere avvenuto in anticipo rispetto a quello ufficiale”.

 

Lo studio nasce dalla voglia, dei due fisici, di capire la fase del contagio. Sono stati colpiti dal fatto che il rallentamento del contagio inferiore alle attese. Volendo capire quali potessero essere le cause del lento calo, hanno consultato i dati Istat sulla mortalità da inizio anno 2020 fino al 21 marzo. La curva tracciata in base a questi, mostra una discrepanza rispetto a quella della Protezione civile, come dicono nel loro studio del Re e Meridiani: “Si impenna prima e questo andamento è particolarmente sensibile nelle settimane di marzo. La previsione è che più avanti si va, più le due curve cominceranno ad avvicinarsi in quanto nel frattempo i dati della Protezione civile saranno diventati più puntuali. Dopo un iniziale ritardo, i decessi ufficiali sembrano crescere in maniera più rapida a causa di un aumento dei tamponi per le diagnosi. Almeno in una prima fase dell’epidemia il numero delle vittime del Covid-19 sembra notevolmente sottostimato, da 2 a 10 volte a seconda delle Regioni”.

 

Per essere certi di questa ipotesi, bisognerebbe consultare i dati completi, ma si presume che il picco del contagio sia arrivato in anticipo. Così come va retrodatato il contagio, lo stesso potrebbe valere per il rallentamento dell’epidemia. La brutta notizia che risulta da questo studio è che tanti decessi non sono stati monitorati a dovere, alterando così i dati. Invece, la bella notizia è che forse siamo messi meglio di quanto crediamo.