Ieri, mercoledì 8 aprile, dopo 76 giorni, a Wuhan, epicentro del coronavirus in Cina, è stato revocato il blocco e già 620mila persone hanno usato il trasporto pubblico. Ora, proprio la città cinese può essere un modo per capire come sarà strutturata la fase 2 dell’emergenza in Italia. Al momento non ci sono ancora date perché bisogna attendere il responso del comitato tecnico – scientifico, però prima o poi bisognerà ripartire e il governo sta studiando le modalità.

Lorenzo Mastrotto, imprenditore veneto di 46 anni, che da anni lavora nella megalopoli cinese, al Fatto Quotidiano ha raccontato che «per poter uscire di casa e andare a fare la spesa al supermarket dobbiamo ricevere un codice sul cellulare. Una volta ricevuto, usciamo, ci mettiamo in coda, consegniamo la lista all’addetto che sta all’ingresso, riceviamo la spesa e torniamo a casa. È comunque un gran sollievo rispetto all’inizio dell’epidemia quando bisognava collegarsi alla app solo a mezzanotte per comprare il cibo online vedendosi spesso sorpassati da altri più veloci o fortunati».

Ora, affinché si possa ricevere il codice di ‘via libera’ sugli smartphone, il manager ha spiegato che «bisogna aver ottenuto un certificato di sana e robusta costituzione dopo due mesi di i- solamento domiciliare, perché anche qui c’è il problema degli asintomatici». Attenzione, però, l’ok non serve per potere fare una passeggiata perché «bisogna stare nei dintorni dell’abitazione e si può stare fuori non più di due ore. Per quanto riguarda il lavoro, sono tornato in ufficio ieri, ma si cerca di lavorare ancora il più possibile da casa».

In ufficio, poi, «si va a turni di 5 persone al giorno» per «stare distanti, portandosi da casa il cibo perché bar e ristoranti non fanno entrare e si può ordinare solo all’ingresso. Gli alimentari si stanno organizzando per riaprire e per adesso fanno solo consegne».

Il manager di Vicenza ha anche spiegato che ci può recare al proprio posto di lavoro con l’auto ma, al momento, in strada c’è poca gente perché le scuole sono chiuse: «Si consiglia di u-sare il meno possibile i mezzi pubblici perché è su questi che ci si infetta più facilmente e, pertanto, la maggior parte della gente continua a lavorare a casa». Infine, lì tutti continuano a indossare la mascherina ma dal 2003, ovvero dall’epidemia di SARS, è un’abitudine radicata.

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