Per quanto nel corso del tempo si sia evoluta, la medicina (attualmente alle prese con il Coronavirus) non riesce ad andare in aiuto dei pazienti affetti da molte patologie. Quando si tratta della perdita di un senso, le possibilità sono estremamente poche o nulle. La tecnologia prova a correre affianco alla medicina cercando di proporre innovazioni di natura quasi fantascientifica: stiamo parlando dell’occhio bionico.

Come tratto da wikipedia.org: Un occhio bionico è un apparato artificiale progettato per sopperire, almeno in parte, alle perdute funzionalità dell’occhio umano. Tale apparato può essere costituito da un impianto epiretinale associato ad una telecamera esterna, oppure da un impianto subretinale (un chip sotto la retina) che non ha bisogno di dispositivi esterni all’occhio. La telecamera può essere montata sugli occhiali e trasmette senza fili (per mezzo di onde radio) le sue immagini all’impianto epiretinale, che simula la funzionalità della retina, collocata sul fondo del bulbo oculare.

La tecnologia in questione è già esistente e molto limitata, però grazie al supporto di un nuovo tipo di approccio la situazione sta per cambiare. Gli esperti hanno capito che esiste una possibilità di emulare la struttura dell’occhio naturale, portando alla costruzione di varianti bioniche davvero compatibili con l’uomo.

 

Fino ad oggi il tutto si basava su fotosensori da mettere su superfici piane che successivamente vengono piegati per essere inseriti in superfici curve. Il nuovo modo innovativo prevede invece di immettere i sensori direttamente sulla superficie curva (come l’occhio), per risparmiare lo spazio utilizzato di quando si piega una superficie piana.

 

“Il mimetismo strutturale dell’occhio artificiale di Gu e colleghi è certamente impressionante, ma ciò che lo distingue davvero dai dispositivi precedentemente segnalati è che molte delle sue capacità sensoriali si confrontano favorevolmente con quelle della sua controparte naturale.” – Queste le dichiarazioni dei ricercatori.

 

Lo step di dopo è molto complicato, bisogna calibrare i fotosensori attraverso connessioni liquide-metalliche. Essendo troppo grandi per permettere di collegare più sensori questo potrebbe inficiare sulla qualità in generale. Per ovviare a questo ulteriore problema si sta studiando già una contromossa da realizzare attraverso i campi magnetici.