CILE – Dall’ottobre del 2019 sul territorio cileno ci sono state diverse proteste, molti cittadini sono scesi in piazza contro la disuguaglianza sociale, la privatizzazione, le defezioni per quanto riguarda l’istruzione ed il sistema sanitario. E’ importante considerare anche la questione legata alla privatizzazione delle risorse naturali e dell’acqua. Coloro che manifestavano in piazza esigevano un referendum costituzionale, da mettere in atto verso ottobre 2020, ma a causa della pandemia tutte le forme di protesta sono state bloccate.

 

Inizialmente la quarantena riguardava solo i quartieri più ricchi della capitale, poi man mano si è estesa a tutti nel mese di aprile. Il Ministero della Sanità cileno voleva evitare il lockdown totale e solo dopo una grande diffusione del virus ha deciso di ricorrervi. Nelle zone povere, come ad esempio quelle di Santiago del Cile, non ci si può recare al lavoro da circa 2 mesi, molti non hanno nemmeno accesso ad internet per poter lavorare da casa ed altri neanche un computer. Non potendo uscire le persone si ritrovano a dover a pagare i debiti, gli affitti e soprattutto comprare da mangiare senza alcun entrata.

 

Le forze dell’ordine puniscono chiunque esca in strada, anche i senzatetto vengono allontanati con violenza dalle città e tutti coloro che cercano di aiutarli vengono arrestati. Il governo perseguita anche coloro che cercano di sollevare il problema della fame e la sensazione è quella che la dittatura stia riacquistando la forza di un tempo approfittando del distanziamento sociale.