Sono tornati allo scontro per i turni di lavoro indicati in un protocollo di intesa locale: da una parte i sindacati, dall’altra la direzione del carcere di Augusta In mezzo, ci sono altre sigle sindacali che, invece, hanno raggiunto un accordo con l’amministrazione penitenziaria. Un braccio di ferro che va avanti da un paio di mesi ma Michele Pedone (Uspp) Fabio D’Amico (Fns Cisl) Sebastiano Bongiovanni (Sippe) Angelo Scarso (Fns Cisl) e Massimiliano Di Carlo (Cnpp) hanno deciso di rompere gli indugi decidendo di affidarsi un legale, paventando un esposto in Procura per condotta antisindacale. Secondo i rappresentati di queste sigle, “il protocollo d’intesa locale disciplina un’organizzazione del lavoro che viola il contratto delle forze di Polizia e l’accordo nazionale quadro. Inoltre, questo accordo doveva essere concluso con il consenso del maggior numero possibile delle organizzazione interessate, cosa che non è avvenuta”.

I delegati di queste single sindacali puntano l’indice contro la direzione del carcere di Augusta, accusata di non essere venuta incontro alle esigenze ad una fetta della rappresentanza della Polizia penitenziaria. “Da parte della direzione non è stata tentata un’intensa attività mediatoria e non è stata raggiunta – spiegano Michele Pedone (Uspp) Fabio D’Amico (Fns Cisl) Sebastiano Bongiovanni (Sippe) Angelo Scarso (Fns Cisl) e Massimiliano Di Carlo (Cnpp) – la condivisione dell’accordo a livello decentrato da parte delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello locale. I sindacalisti sono intenzionati a portare la direttrice del carcere davanti al giudice del lavoro per condotta antisindacale se la stessa non annullerà il protocollo e riaprirà le trattative”.

In merito ad alcuni punti previsti nel protocollo di intesa locale, il legale delle organizzazioni sindacali “ribelli” spiega quali sono le criticità. “L’articolazione dell’orario di servizio, con particolare – si legge nella lettera dell’avvocato Maurizio Papa –  riferimento alla anomala ed inspiegabile fissazione degli orari di inizio e fine turno, costituisce il punto maggiormente problematico. Per svariati motivi, l’applicazione dell’articolo 3 deve essere immediatamente sospesa, in quanto viola diversi istituti giuridici sia dal punto di vista giuridico che economico. Il persistere di tale regolamentazione può comportare l’insorgere di vertenze da parte degli interessati”. Inoltre, “la sospensione della piena attuazione del PIL si ritiene opportuna anche alla luce della attuale situazione emergenziale, che ha comportato un aumento dei carichi di lavoro e dei servizi, sicuramente non prevedibile al momento dell’approvazione del PIL medesimo”.