La Squadra Mobile di Agrigento ha fermato due bengalesi di 35 e 31 anni accusati di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tratta di esseri umani, sequestro di persona e tortura. Secondo l’accusa, i due hanno avuto un ruolo nel trattenimento illecito in un campo di prigionia libico di numerosi cittadini bengalesi.

Il sostituto procuratore Emilia Busto, coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio, ha chiesto e ottenuto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere degli indagati. Il provvedimento è stato emesso dal Gip Alessandra Vella. Il ministero della Giustizia ha avanzato la richiesta a procedere. Le indagini, da svolgere anche in un contesto sovranazionale, verranno proseguite dalla Dda di Palermo. Nell’ambito di accertamenti sui numerosi sbarchi di queste due ultime settimane la squadra mobile di Agrigento, su delega della locale Procura, ha arrestato 20 stranieri per reingresso abusivo e due per esecuzione di condanne non espiate.

I due bengalesi fermati dalla Squadra Mobile di Agrigento, che è coordinata dal dirigente Giovanni Minardi, sono stati riconosciuti da quattro connazionali che erano stati tenuti prigionieri e torturati in un centro libico. Le vittime sono state ascoltate, dopo il periodo di quarantena fatto nell’hotspot di Lampedusa (Ag), dallo Sco e dalla Squadra Mobile di Ragusa dove, nel frattempo, erano state trasferite. Sia lo Sco che la Mobile di Ragusa hanno partecipato all’attività investigativa.

Tanto le vittime che i due presunti carcerieri erano sbarcati a Lampedusa il 28 maggio scorso. Per la liberazione dal centro di detenzione libico e per il viaggio, le vittime avevano pagato 5 mila dollari americani.

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