Il sindaco di Santa Caterina Villarmosa Antonino Fiaccato, arrestato ieri nel corso dell’operazione “Cerbero”, ha fatto sapere tramite il suo avvocato Giuseppe Dacquì che rassegnerà le sue dimissioni a partire da lunedì.

“Nel prendere atto delle gravi accuse che mi vengono mosse e nel protestare la mia totale innocenza – scrive – nel rispetto che devo alla carica istituzionale che ricopro e all’autorità giudiziaria, in cui ripongo la massima fiducia, rassegno le mie irrevocabili dimissioni di sindaco augurando ogni bene alla cittadinanza caterinese”.

Fiaccato, eletto nel 2017, in una lista civica ed al suo terzo mandato, è accusato di essere stato a capo di un sistema che assegnava appalti pubblici in cambio di favori. Insieme a lui sono stati arrestati anche due assessori della sua giunta.

Un comune gestito come un feudo medievale. Così gli inquirenti definiscono Santa Caterina Villarmosa. Appalti concessi con affidamento diretto a imprenditori ‘amici’. E’ il contesto dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta nel sfociata nell’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di 16 indagati, accusati di vari reati contro la pubblica amministrazione.

Tra i destinatari del provvedimento, eseguito da Carabinieri e Guardia di Finanza, alcuni componenti della locale amministrazione comunale, imprenditori e dirigenti pubblici. Ad alcuni degli indagati è contestata, tra l’altro, l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione.

I reati contestati agli indagati dalla Dda della Procura di Caltanissetta, a vario titolo, sono associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso ideologico, abuso di ufficio. Le indagini dei carabinieri e della Guardia di Finanza avrebbero fatto emergere “un perdurante ‘sistema concussivo-corruttivo’ al cui vertice si poneva il sindaco Antonino Fiaccato con il consapevole concorso di fidati collaboratori dallo stesso individuati e nominati anche quali componenti della Giunta Comunale in carica”.

Secondo le accuse spiccano i nomi del vice sindaco Agatino Macaluso, dell’assessore Giuseppe Natale e di Calogero Rizza indicato come vera interfaccia tra la componente politica e gli imprenditori. Nei confronti di tutti il Giudice per le Indagini preliminari ha ritenuto la sussistenza di un grave quadro indiziario, oltre che per gli altri reati anche per l’associazione a delinquere.

Il Primo cittadino, ricostruiscono gli investigatori, ”premiava chi l’appoggia nelle condotte illecite’, mentre ‘emarginava dipendenti comunali e politici che si non piegavano al suo volere’. Scrive la Procura che dalle indagini “è emersa, in buona sostanza, una gestione familistica dell’intero Comune sotto la regia di Antonino Fiaccato che, a suo piacimento, quasi si trattasse di un signore di epoca medioevale, distribuiva benefit e prebende agli ‘amici”.