L’importante esperienza di Emmaus Palermo si è per il momento interrotta. Il mercatino solidale dell’usato, che da 5 anni era ospitato all’interno del Padiglione 3 della Fiera del Mediterraneo di Palermo, non ci sarà più per mancanza di un altro spazio dove allestirlo.

Tutto ha avuto inizio, o per meglio dire fine, quando proprio al Padiglione 3 sono arrivati i Vigili del Fuoco per effettuare dei lavori urgenti di messa in sicurezza della struttura. E così i volontari si sono ritrovati senza un posto dove svolgere la propria attività che consente, tra l’altro, il finanziamento della omonima comunità di accoglienza che al momento ospita quattro persone.

A tal proposito pubblichiamo il testo della lettera inviata dal presidente di Emmaus Italia, Franco Monnicchi, al sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando. Nella speranza che quanto avviato qualche anno fa possa continuare.

“Buongiorno signor Sindaco,
mi rivolgo a Lei, ma tramite Lei ci rivolgiamo a una realtà – quella palermitana – che ci ha accolto e alla quale siamo legati in maniera particolare, e che per questo riteniamo debba essere correttamente informata sugli sviluppi della nostra presenza nella città.
Era il 2014 quando una sua consigliera, Giusi Scafidi, ci ha voluto incontrare a Lampedusa durante alcune iniziative sull’isola organizzate dal nostro movimento sulle tematiche dell’immigrazione, della riduzione dei rifiuti, dell’ambiente e sul sostegno al centro diurno locale.
La richiesta, anche a nome Suo e della sua amministrazione, era quella di una presenza di Emmaus a Palermo poiché considerata preziosa sia per l’aspetto sociale: Emmaus accoglie nelle sue comunità gratuitamente e in maniera incondizionata ogni persona in difficoltà; sia per l’aspetto ecologico e di risparmio di risorse e di materie prime tramite l’attività di raccolta, selezione e vendita di materiale usato: la cosiddetta ‘economia circolare’, concetto oggi molto in voga ma che nel nostro caso viene attuata da più di 70 anni con risvolti ancor più importanti, di rivalorizzazione non solo delle cose ma anche, e soprattutto, delle persone, che senza pesare sulla collettività riescono a uscire dal circuito assistenziale e diventare addirittura donatori a disposizione della società. Un circuito virtuoso che dagli ‘scarti umani e materiali’ crea un’economia e una società dell’inclusione, da prendere come esempio e modello soprattutto al sud della nostra Penisola.
Emmaus Italia ha accettato con entusiasmo la sfida e ha investito in maniera importante sia in termini di mezzi materiali sia di persone, chiedendo all’amministrazione comunale non soldi ma un supporto logistico che permettesse di avviare l’iniziativa.
Nel 2015 ha quindi preso avvio un percorso inclusivo, partito dal coinvolgimento di più di 40 realtà sociali palermitane e dalla messa in cantiere di un campo di volontariato internazionale che ha visto la partecipazione di oltre 350 giovani da tutto il mondo e locali. Ci siamo messi a disposizione e abbiamo pensato, portato avanti e promosso, oltre che una vasta raccolta di materiali e la loro valorizzazione tramite un mercatino dell’usato, anche una importante azione di animazione sociale allo ZEN (in forma residenziale nella scuola Falcone, ed era la prima volta che questo accadeva) e in altri quartieri come Albergheria, Montepellegrino, Calatafimi, Guadagna, San Lorenzo. Tutto in forma assolutamente gratuita e perciò senza alcun onere per la collettività, con la sola messa a disposizione di edifici scolastici e di due padiglioni presso la Fiera del Mediterraneo.
Abbiamo sudato, ci abbiamo creduto, abbiamo investito e abbiamo posto le basi, con questa iniziativa, per la nascita di un’esperienza stabile di Emmaus a Palermo. Sulla responsabilità della comunità e della nascente associazione abbiamo investito su dei giovani palermitani che hanno sviluppato egregiamente la struttura e gli ideali del nostro movimento. Tra i suoi soci fondatori, Emmaus Palermo ha visto – oltre alle tante associazioni con cui avevamo collaborato (Libera, Addiopizzo, Laboratorio Zen Insieme, Santa Chiara e tante altre) con il campo – anche persone eminenti, come il giudice antimafia Nino Di Matteo, il quale sottolineava, durante un incontro a cui era stato invitato all’interno del campo di volontariato, l’importanza dell’esperienza Emmaus nella lotta alla mafia: «La vostra azione nei quartieri è vera antimafia sociale, che combatte la mafia dall’interno combattendo la miseria e l’abbandono».
Egr. Sig. Sindaco del Comune di Palermo Prof. Leoluca Orlando, vi erano quindi tutte le premesse necessarie per far partire un’esperienza di alto valore morale, civile, umanitario e sociale (e a costo zero per la collettività!).
Abbiamo quindi risposto nel migliore dei modi a un appello che era vostro, chiedendovi, per continuare, non soldi o altro, ma solo strutture che potessero essere utilizzate e anch’esse (come le persone e i materiali) rivalorizzate.
Per l’accoglienza abbiamo partecipato, con esito positivo, a un bando per i beni confiscati e la conseguente concessione di una villa sequestrata alla mafia grazie a un iter che abbiamo ammirato e riconosciuto come molto puntuale e trasparente da parte dell’amministrazione comunale.
Vi abbiamo quindi chiesto di poter utilizzare, per l’attività di raccolta e rivalorizzazione del materiale, alcuni dei padiglioni della Fiera del Mediterraneo.
Ci chiedevamo, e ci chiediamo ancora, come fosse possibile che si lasciasse andare in malora un immenso patrimonio immobiliare; strutture che per noi, per Palermo ma anche per molte altre realtà sociali, potevano essere un segno distintivo di riutilizzo e di riscatto. Un riutilizzo dal basso che agevolava non i soliti circuiti privati e a rischio di infiltrazioni e connivenze, ma realtà che tramite di esse avrebbero dato vita a un’alternativa sociale e culturale importante con sinergie e collaborazioni. Esperienze che da altre parti (per esempio a Napoli) sono risultate valoriali e virtuose.
La nascente Emmaus Palermo ha gestito in questi anni (pulendolo, sistemandolo e cercando di metterlo a norma, per quanto possibile, con i pochi mezzi economici a sua disposizione) un padiglione della Fiera e ha fatto miracoli di inclusione sociale e animazione, permettendo anche a famiglie povere la dignità di poter acquisire a un prezzo bassissimo mobili, oggetti e altro materiale utile alla propria sostenibilità. Beni messi a disposizione anche di Addiopizzo e di altre realtà allo scopo di arredare alloggi sociali ecc.
Da Palermo Emmaus ha iniziato la collaborazione con Mediterranea e ha avviato tante altre iniziative importanti e significative per i più poveri e per le persone in difficoltà.
Una realtà che ha certamente dato fastidio, subendo nel tempo atti vandalici e furti; messaggi non troppo subliminali e diretti a chi voleva creare, all’interno della Fiera, un percorso trasparente di riappropriazione di spazi alla collettività ma anche appetibili da altri e diversi interessi.
Abbiamo richiesto a più riprese l’ufficialità di una concessione, la quale ci è stata sempre negata ufficialmente con varie motivazioni che non abbiamo mai compreso fino in fondo. Altre proposte all’interno della Fiera sono nate e morte senza motivo apparente. Al tempo stesso ci è stato concesso in maniera informale di poter occupare gli spazi del padiglione 3. È dal 2015 che aspettiamo risposte che non ci sono mai state fornite, mentre ci sono state garantite disponibilità generiche che si sono però rivelate inattuabili, in un contesto burocratico e amministrativo incomprensibile di rimpallo e scaricabarile.
Abbiamo a più riprese sollecitato l’amministrazione a prendere delle decisioni, abbiamo manifestato, organizzato assemblee, sono persino venuti a portare la loro solidarietà anche i Presidenti di Emmaus Internazionale, Emmaus Francia e i responsabili di tutte le comunità italiane, affascinati da un modello di movimento nuovo ed efficace. Ma nessuna risposta; solo generiche promesse di interessamento scomparse dopo qualche giorno o settimana.
Infine, con uno zelo invidiabile sono arrivati per risolvere nel peggiore dei modi la questione i vigili urbani e i vigili del fuoco. Naturalmente hanno rilevato la necessità di una messa a norma più importante del padiglione utilizzato: cosa che non potremo mai attuare, sia perché tale padiglione non ci è mai stato concesso ufficialmente, sia perché con la pandemia le risorse delle nostre realtà si sono ridotte, dal momento che Emmaus, come già detto, si mantiene con la propria attività ed è stata costretta a chiudere negli ultimi mesi.
Ci troviamo quindi indagati per aver sperato fino all’ultimo in una soluzione sostenibile e costretti ad abbandonare il Padiglione 3 della Fiera del Mediterraneo, mettendo a rischio un’esperienza incredibile in cui abbiamo creduto e crediamo in maniera forte e convinta.
Tutto ciò è paradossale e ci fa pensare che in fondo ci avete cercato, ma non ci avete creduto e sostenuto fino in fondo. Altrettanto paradossale è che noi, per averci invece creduto fino in fondo, siamo indagati per aver promosso accoglienza e solidarietà malgrado tutto.
Comprenderete quindi quanto possiamo sentirci amareggiati e disillusi. Speriamo naturalmente in un sussulto e un atto di coraggio da parte vostra, con azioni concrete, sostenibili e verificabili e non solo attraverso dichiarazioni fini a se stesse cui non crediamo più.
Siamo infine solidali con i comunitari, con i responsabili e con gli amici di Emmaus Palermo, ai quali daremo sempre il nostro contributo e sostegno, e ringraziamo tutte le persone, le associazioni e le realtà che gli sono vicine.
Emmaus Palermo è oramai un bene comune riconosciuto e prezioso della città, e che perciò non deve andare disperso. Ognuno faccia la sua parte, a partire dalle istituzioni”.

Il presidente di Emmaus Palermo Nicola Teresi spiega: “A settembre riapriremo nel magazzino di un privato ma essendo una metratura molto ridotta, abbiamo paura di non riuscire ad autofinanziare la comunità di accoglienza. Stiamo continuando la nostra opera di convincimento sul Comune, svolgiamo un servizio utile alla città, magari si può trovare un’altra struttura pubblica che possa ospitare se non tutto quel mercatino almeno parte dello stesso”.

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