Marito e moglie avrebbero truffato nella gestione dei corsi di formazione. I carabinieri del nucleo operativo del gruppo tutela lavoro di Palermo hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni, nei confronti di due persone ( P.G. di 77 anni il marito e M.R. di 76 anni la moglie), accusati di truffa aggravata, in relazione alle modalità di gestione dei corsi di un ente di formazione professionale.

Nel mese di novembre 2018, i militari eseguivano un accesso ispettivo presso l’ente, a Palermo, riscontrando una serie di irregolarità amministrative in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro e comminando sanzioni per circa 3.000 euro.

Dopo nuovi accertamenti sulla documentazione sequestrata nella sede emergeva che l’associazione, accreditata presso il competente Dipartimento della Regione Siciliana, aveva ricevuto finanziamenti per circa 2,5 mln di euro a partire dal 2011.

Di tali provvidenze avrebbe potuto beneficiare alle seguenti condizioni: effettiva partecipazione del frequentatore di un corso alla quota minima di ore di formazione previste, al netto della prova finale. Ancora effettiva conclusione, da parte del frequentatore, dell’intero percorso formativo e superamento della prova finale e infine conclusione del percorso formativo da parte di un numero di allievi non inferiore a quello previsto dai bandi.

L’unità di costo standard (UCS) prevista era di euro 129 ora per ogni corso, moltiplicato per il numero di allievi iscritti, con una maggiorazione di euro 25 per la quota di allievi disabili. I militari avrebbero accertato che il computo delle spese non sarebbe stato “reale” ma parametrato alla “qualità” del servizio reso e con l’obbligo di restituzione delle somme laddove venissero attuate “economie di gestione”. Il Presidente dell’associazione avrebbe sovrafatturato i costi di gestione di alcuni corsi di formazione (es.: affitto locali e noleggio attrezzature) con la complicità di un’altra società appositamente costituita, ove compare, come socio accomandatario, la moglie. L’illecito guadagno, quantificabile in 193.310 euro è ora oggetto di sequestro per equivalente.

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