Per la procura sono i mandanti dell’omicidio di Dario Chiappone ucciso in modo barbaro  il 31 ottobre del 2016.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della locale Procura Distrettuale, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catania nei confronti di due persone, una delle quali ritenuta elemento di spicco della famiglia mafiosa catanese Santapaola Ercolano ritenute essere coinvolte nell’omicidio di Dario Chiappone, barbaramente ucciso a Riposto (CT).

I due arrestati da carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania sono Benedetto La Motta, noto come ‘Benito’ o ‘Baffo’, di 62 anni, indicato come il referente a Riposto della ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano, e il suo coetaneo Paolo Censabella. Nei loro confronti il Gip di Catania, su richiesta della locale Procura distrettuale, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ipotizza il concorso in omicidio, con l’aggravante di aver agito con premeditazione e crudeltà.

In particolare, è stato accertato in capo agli indagati il ruolo di mandanti nella soppressione della vittima per motivazioni sentimentali e/o economiche riconducibili al suo rapporto di frequentazione con una donna, precedentemente convivente con uno dei soggetti colpiti dal provvedimento cautelare.

A marzo scorso la Corte d’Assise di Catania ha emesso la sentenza di condanna nei confronti di Salvatore Di Mauro, 55 anni, e Agatino Tuccio, 54 anni, in relazione al procedimento penale scaturito dall’omicidio di Dario Chiappone, all’epoca ventisettenne, commesso a Riposto (CT).

La Corte ha comminato la pena dell’ergastolo nei confronti di Agatino Tuccio, e la pena di 23 anni nei confronti del correo Salvatore Di Mauro.

Come si ricorderà, la sera dell’omicidio Chiappone si trovava in automobile con una donna in via Salvemini, dove fu raggiunto da due uomini con il volto coperto che, dopo averlo letteralmente tirato fuori dall’automobile, lo accoltellarono brutalmente causandone il decesso.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, sono state delegate ai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Catania che, coadiuvati da quelli della compagnia di Giarre, in sede di sopralluogo sulla scena del crimine trovarono delle buste di plastica abbandonate dai presunti assassini sul luogo del delitto.

Dalla rilevazione di alcune impronte papillari, impresse proprio su quelle buste, gli investigatori, tramite esami di laboratorio, riscontrarono che queste appartenevano ad Agatino Tuccio.

Nel proseguo delle indagini l’attività info investigativa, corroborata da quella tecnica e dalla disamina delle immagini registrate dalle telecamere attive nelle zone di interesse, hanno consentito ai militari d’individuare Salvatore Di Mauro quale corresponsabile del delitto.

In tale quadro gli accertamenti tecnici effettuati sull’autovettura di quest’ultimo, una Ford Fiesta, hanno consentito ai carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche di Catania di rilevare alcune tracce di sangue che, analizzate dai colleghi del R.I.S. di Messina, hanno fornito ulteriori prove che quelle tracce ematiche appartenessero alla vittima, fornendo così nuove prove di colpevolezza di Di Mauro.

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