Secondo l’ultimo bilancio dell’esplosione a Beirut, in Libano, ci sarebbero una trentina di morti e 2.500 feriti, uno dei quali un militare italiano le cui condizioni non sono gravi.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha voluto subito essere informato sulle condizioni del militare italiano ferito ed esprimere la vicinanza di tutto il governo, ricevendo rassicurazioni sullo stato del militare che è stato lievemente ferito al braccio durante l’esplosione. Come fa sapere il ministero della Difesa, «lo stabile dove si trovavano i dodici militari Italiani infatti, anche se non si trovava nelle immediate vicinanze, è stato danneggiato dall’onda d’urto. È in corso il trasferimento dei dodici militari che si trovavano a Beirut alla base di Shama. Tutti hanno avvisato di persona le loro famiglie rassicurandole sulle proprie condizioni».

Ancora nessuna certezza sulle cause dell’esplosione. Si è appreso che andata distrutta anche la sede della CNN, l’emittente giornalistica statunitense.

Inizialmente, la NNA – l’agenzia stampa statale libanese – aveva riportato che l’esplosione era scaturita da un magazzino nel porto della capitale libanese, e alcune fonti locali sostenevano che il magazzino contenesse fuochi d’artificio. Ma il Maggiore generale del direttorato della Sicurezza libanese, Abbas Ibrahim, ha confermato alla televisione libanese che l’esplosione sarebbe stata causata da «materiale altamente esplosivo», posto sotto sequestro, definendo «ingenue» le ricostruzioni che avrebbe voluto il potente scoppio causato da fuochi d’artificio.

Il ministro degli Esteri israeliano, Gabi Ashkenazi, ha immediatamente negato ogni coinvolgimento del suo paese, dichiarando all’emittente israeliana Channel 12 che «non ci sono ragioni per non credere che si tratti di un incidente».

Infine, il premier libanese Hassan Diab ha chiesto l’aiuto internazionale dopo ‘la catastrofe’ causata dalle due esplosioni, assicurando che «i responsabili pagheranno per quanto accaduto oggi. Questa è una catastrofe, lancio un appello urgente a quanti amano il Libano ad aiutarlo».

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