“Effettivamente ho ricevuto da Salvatore Manganaro 50 mila euro, il 4 dicembre 2018”. Se non è un’ammissione, poco ci manca. E’ quelle dell’ex dirigente dell’Asp 6 ed ex coordinatore della Centrale unica di committenza della Regione, Fabio Damiani che si legge sul verbale delle sue dichiarazioni in seguito al suo arresto.

“Purtroppo li ho presi”, si legge nelle sue dichiarazioni riportate dal Giornale di Sicilia. Damiani nega però che quella fosse una tangente nonostante abbia ammesso di avere preso dei soldi e non erano solo quelli, ci sarebbe stato anche un bancomat a sua disposizione da cui sarebbero stati eseguiti prelievi anche di 20 mila euro.  L’ex direttore generale dell’Asp di Trapani ha parlato in carcere, alla presenza dei suoi legali, davanti ai pm.

Nonostante le sue ammissioni, Damiani non convince perchè andrebbero in contrasto con quelle di Manganano, la “sorella”, anche lui in carcere dal 21 maggio. L’indagato parla ma non ammette le proprie responsabilità. Intanto per Candela, ai domiciliari, il tribunale del Riesame, in sede di «appello», ha respinto il ricorso della Procura cghe chiedeva il carcere.

“Posso affermare di non avere ricevuto da Manganaro altro denaro”, dice Damiani. In realtà il mio rapporto con lui è particolare – aggiunge l’indagato – mi ha fatto alcuni favori, nel senso che era sempre disponibile con me, che so, a procurarmi un passaggio quando ne avevo bisogno e cose simili. Ma è capitato anche che sia stato io ad aiutarlo, come nella primavera del 2019, quando abbiamo fatto una vacanza con le famiglie e Manganaro aveva finito i soldi. Fui io a dargli i soldi che gli servivano in quel momento”.

Tutto ruota attorno a una serie di presunti favori eseguiti per la Siram, aggiudicataria di un appalto da 126 milioni per la fornitura dei vettori energetici e per la gestione, conduzione e manutenzione degli impianti tecnologici dell’Asp 6. “Per quanto mi riguarda – dice ancora Damiani – non vi era un collegamento tra il denaro ricevuto dalla Siram e un mio atto contrario ai doveri di ufficio”.  Spunta poi il bancomat. “In un’occasione, nel 2017, Manganaro mi consegnò una carta Unicredit per fare alcune operazioni che avrebbe dovuto effettuare lui stesso per suo conto. Tale carta era intestata a una donna e quando me ne resi conto la restituii a Manganaro”.