Il tribunale del riesame ha accolto l’appello della Procura e sale a mezzo milione il sequestro nell’ambito dell’inchiesta che ha scoperto il presunto giro di tangenti su appalti da oltre 600 milioni di euro. Si tratta dell’indagine “Sorella Sanità”. Lo scrive il Giornale di Sicilia.

I giudici del Riesame, in particolare, si sono pronunciati sulla posizione Francesco Zanzi, ad di Tecnologie sanitarie per cui hanno ritenuto che dovessero essere sequestrati 268 mila euro per un verso e 238 mila per un altro. ala prima è la somma che sarebbe stata pagata  a Antonio Candela, nel secondo caso il beneficiario sarebbe stato Fabio Damiani.

Così il pool di magistrati della Procura ottiene un risultato consistente sul piano reale, che solo indirettamente riguarda i due protagonisti. Come riporta il Giornale di Sicilia, “la prima somma sarebbe stata il prezzo della corruzione di Candela, convinto attraverso Taibbi ad accettare la promessa di 820 mila euro ma che ne avrebbe ricevuti, appunto, 268 mila. Tutto per agevolare la Tecnologie sanitarie, o Ts, che sarebbe stata favorita in alcuni aspetti contrattuali e di gestione della manutenzione delle apparecchiature elettromedicali, affare da 202 milioni”.

Candela avrebbe anche costretto Damiani a trasferire alla Cuc la procedura prima gestita dall’Asp 6. L’ex direttore generale dell’Asp avrebbe dunque agito a valle del maxi-appalto, mentre Damiani e company si sarebbe mosso a monte, per turbare la gara e orientarla verso Ts.

Damiani, al momento dell’arresto, aveva in casa 20 mila euro in contanti, 70 mila – sempre liquidi – li teneva in una cassetta di sicurezza in banca e una forte liquidità, circa 200 mila euro, l’aveva sui conti correnti. La Guardia di Finanza  sta cercando di approdondire la provenienza del denaro. Le somme trovate non era state comunque sequestrate perché il Gip aveva autorizzato il congelamento di somme molto inferiori, subito bloccate sui conti dagli investigatori. Ma ora la prospettiva comincia a cambiare.

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