La polizia di Catania ha arrestato due bande di rapinatori catanesi che, per diverso tempo, sarebbero state un vero incubo per i proprietari di appartamenti e per gli autotrasportatori. Sono due operazioni distinte che hanno permesso di arrestare 13 persone.

Nella prima indagine è finita la banda dei tir, composta da 7 persone: Rosario Drago, 57 anni, Giovanni Drago, 50 anni,  sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, Mauro Pane, 45 anni, Luigi Laudani, 57 anni, Michele Lombardo, 44 anni, e Francesco Lo Vecchio, l’unico incensurato tra questi: sono accusati di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso tra loro.

Nella notte tra il 17 ed il 18 settembre, la polizia ha intercettato due auto che tallonavano un tir, costringendo poi il conducente a fermarsi. E’ stato minacciato con un’arma e per prendere possesso del mezzo ed a quel punto sono fuggiti, usando le macchine come staffette ma gli agenti di polizia li hanno seguiti fino ad un capannone. “Gli agenti della Squadra Mobile dopo avere circondato il perimetro della struttura hanno deciso di fare irruzione all’interno del capannone ed hanno sorpreso i malviventi mentre ancora erano in procinto di scaricare la merce contenuta nel camion tenendo in “ostaggio” il conducente. Contestualmente una pattuglia della squadra Antirapina ha provveduto a bloccare uno dei criminali coinvolti il quale effettuava delle “ronde” nella zona interessata al fine di avvisare i propri complici in caso di presenza di autovetture delle forze dell’ordine”.

Nella seconda indagine, il gip di Catania ha emesso le ordinanze di arresto per sei persone: Luca Nicolosi, detto Ciaramedda, 42 anni, Tommaso Savasta, Masi, 46 anni, Pietro Bonaccorsi, 47 anni, Francesco Puglisi, 42 anni, Benito Blancto, 69 anni, e Antonino Parisi, 27 anni, tutti con precedenti penali. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio e detenzione illegale di armi.

La banda aveva come quartier generale il rione di Librino e le indagini hanno avuto inizio nel dicembre del 2019, a seguito di alcune denunce per furti in appartamento.

I primi riscontri investigativi hanno rilevato come il gruppo fosse molto cauto nell’azione tanto da prevedere tutta una serie di misure volte all’elusione dei controlli,  tra cui ad esempio l’utilizzo di autovetture, di volta in volta, prese a noleggio, ed utenze, il cosiddetto citofono (il cellulare del lavoro veniva definito dai membri) per mantenere contatti durante le azioni criminose tra il soggetto che faceva da “palo” e gli indagati che si introducevano nell’abitazione.

Nel corso dell’indagine è stata riscontrata l’esistenza di una cassa comune in cui confluivano parte dei proventi della vendita della merce per incrementare il business dell’organizzazione caratterizzata  anche da specifici canali deputati a  “piazzare” il prima possibile la refurtiva e garantirsi denaro contante.

Durante il periodo del lockdown, il gruppo è riuscito a trarre dall’emergenza sanitaria dei  vantaggi, sfruttando le prolungate assenze dei proprietari dalle proprie abitazioni dovute alle interminabili attese per l’accesso ai supermercati. “A tal proposito, in una conversazione intercorsa tra gli indagati, uno di loro ha affermato: “con questo fatto del corona virus (…) se becchi la famiglia che deve andare a fare la spesa, tu puoi stare sicuro che nella loro casa ti puoi fare anche un chilo di pasta ed una spaghettata”.