Il boss detenuto Francesco La Rocca, capo della famiglia mafiosa di “cosa nostra” di Caltagirone, è stato trasferito presso l’Istituto penitenziario di Bari.

In particolare come si ricorderà a La Rocca, che era ristretto in alta sorveglianza presso la casa di reclusione milanese di Opera, lo scorso 1° aprile era stato concesso in via provvisoria di usufruire del differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare in maniera alternativa a quella in carcere, ciò a seguito della sua richiesta in relazione alle disposizioni ministeriali emanate in piena emergenza COVID-19.

In tale arco temporale i militari della Compagnia di Caltagirone hanno curato i gravosi servizi di controllo presso la sua abitazione e presso le strutture sanitarie nelle quali veniva assistito.

L’ 8 settembre scorso, in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Milano che rigettava l’istanza di ulteriore differimento pena, La Rocca è stato arrestato dai carabinieri di Caltagirone e trasferito presso il reparto di medicina protetta dell’ospedale Cannizzaro di Catania.

Lo stesso, nei giorni scorsi, ad opera di personale della Polizia Penitenziaria, è stato trasferito presso la sua definitiva sede di espiazione pena nella casa Circondariale di Bari, dotata di apposita Sezione di Assistenza Intensificata (SAI), quindi attrezzata delle necessarie risorse mediche e strutturali per la tutela delle specifiche condizioni di salute del detenuto.

La concessione dei domiciliari a La Rocca, nel mese di aprile, aveva suscitato molte polemiche così come la scarcerazione di diversi esponenti di Cosa nostra.

Tra gli omicidi che gli sono stati attribuiti anche quello del figlio del capomafia di Agrigento Giuseppe Di Bella, ordinato dallo stesso padre che temeva che il giovane si pentisse. Eppure, malgrado una condanna all’ergastolo, al capo della famiglia mafiosa di Caltagirone, alleato storico dei corleonesi, “punciutu” (affiliato) nel lontano 1956, ed arrestato nel 2005 dopo una lunga latitanza, erano stati concessi i domiciliari.