“È da pochi minuti in corso un’attività di controllo delle autorità marittime italiane a bordo della Sea-Watch 4, nave umanitaria gestita da Sea-Watch su cui opera uno dei nostri team medici”. Lo hanno reso noto Medici Senza Frontiere e Sea Watch con un comunicato congiunto.

“Non occorre attendere l’esito dell’ispezione per ipotizzare la possibilità che la Sea-Watch 4 venga sottoposta a fermo amministrativo – si legge nella nota – con le autorità italiane che da un anno ormai utilizzano strumentalmente questi controlli tecnici per bloccare le navi umanitarie impegnate nel soccorso in mare?”.

“Finale scontato – prosegue la nota di Sea Watch e Medici Senza Frontiere – improbabile riuscire a ripartire. Ci troviamo presumibilmente di fronte all’ennesimo finale scontato. Con i controlli portuali in corso sulla Sea-Watch 4 sappiamo che è improbabile riprendere il mare.

Così un’altra nave umanitaria, la quinta in cinque mesi, rischia di restare bloccata a causa di tecnicismi usati come pretesto per impedire di salvare vite in mare.

Con la notizia di un nuovo naufragio al largo delle coste libiche due giorni fa, questa ulteriore iniziativa volta a fermare una nave umanitaria ed eliminare così, in assenza di alternative istituzionali, ogni capacità di ricerca e soccorso dal Mediterraneo centrale sarebbe ancora più cinica e colpevole.

Le autorità italiane addurranno complicate relazioni tecniche e sosterranno che siamo stati noi a infrangere la legge. Le vere motivazioni del fermo della nave saranno ancora una volta offuscate da complicate relazioni tecniche, interpretazioni strumentali del diritto marittimo o rilievi amministrativi di varia natura, mentre l’unico e vero obiettivo rimane quello di impedire alle navi umanitarie di soccorrere persone in mare. Perché nonostante le proclamate dichiarazioni d’intenti, la verità è chiara: nel caso delle frontiere europee, alcune vite semplicemente non contano”.

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