Si è concluso in Sicilia lo scrutinio delle 390 sezioni. Innanzitutto, l’affluenza totale è stata di 35,39% degli aventi diritto. Nel dettaglio: Agrigento 35,14; Caltanissetta 35,75; Catania 36,34%; Enna 41,56%; Messina 35,53%; Palermo 33,16%; Ragusa 37,56%; Siracusa 36,72% e Trapani 34,05%.

Per quanto riguarda gli scrutini, in Sicilia il 75,88% degli elettori di domenica e lunedì hanno votato per il sì al taglio dei parlamentari, ovvero 1.055.351 cittadini. Per il no, invece, si sono espressi in 335.397 (24,12%).

Nel dettaglio, facendo menzione solo dei sì e alle province:
– Palermo: 75,88% sì e 24,12% no
– Trapani: 77,72% sì e 22,28% no
– Agrigento: 80,69% sì e 19,31% no
– Caltanissetta: 79,58% sì e 20,42% no
– Enna: 76,65% sì e 23,35% no
– Catania: 75,73% sì e 24,27% no
– Ragusa: 75,16% sì e 24,84% no
– Siracusa: 77,94% sì e 22,06% no
– Messina: 71,56% sì e 28,44% no

A livello nazionale, su 61.010 sezioni scrutinate su 61.622, il sì è stato scelto dal 69,60% degli elettori (16.953.038) e il no dal 30,40% (7.403.816).

Giorgio Pasqua, capogruppo del M5S all’Ars, ha commentato così il risultato: «La schiacciante vittoria del sì è la chiarissima conferma che il M5S ha saputo interpretare la volontà popolare e dargli quella voce che la politica, attenta spesso solo al proprio tornaconto, per troppo tempo ha cercato di soffocare. Chi ha cercato in tutti i modi di etichettare il referendum in chiave anti-M5S è servito. Il risultato, eccezionale, quasi plebiscitario in Sicilia, è la conferma di quella voglia di cambiamento che c’è in giro e per la quale il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto e si batterà sempre, nel nome e per conto dei cittadini».

E ancora: «Il risultato delle urne è un sonoro schiaffo a chi è abbarbicato alle poltrone e ai propri privilegi, per mantenere i quali, il fronte del ‘No’ si è mobilitato in massa. Le altissime percentuali siciliane sono un sonoro schiaffo soprattutto a Musumeci che, schierandosi dalla parte sbagliata, ha dimostrato ancora una volta di non essere in sintonia col popolo che governa e questo, per un presidente di Regione, è una cosa gravissima».

In una nota, invece, Attiva Sicilia, progetto politico fondato da cinque parlamentari Ars fuoriusciti dal M5S, ha dichiarato: «I partiti di governo hanno fatto una chiamata alle armi e la risposta l’hanno avuta netta. Gli italiani e i siciliani in particolare hanno voltato loro le spalle, solo così si spiega questo astensionismo dilagante».

E ancora: «È stato il trionfo dell’ipocrisia e del populismo più becero e specie la Sicilia pagherà un conto salatissimo in termini di rappresentanza. Oggi non si capisce proprio cosa ci sia da festeggiare, ha vinto l’antipolitica e l’astensionismo è stata la logica conseguenza. Volevano salvare il governo? Missione compiuta, ma con un grande rischio per la democrazia. L’unica speranza è che nella prossima legge elettorale si introducano i voti di preferenza e la necessaria tutela delle minoranze e fin da subito riduzione degli stipendi specialmente per gli assenteisti. Per queste conquiste di democrazia ci batteremo».

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