Non avrebbero potuto starsene nell’area del parco archeologico di Siracusa, che custodisce tesori storici come il Teatro greco, in quanto destinatari del Daspo. Invece, gli agenti di polizia li hanno trovati proprio lì con tanto di pettorina e tagliandi in mano, come se fossero autorizzati invece sono parcheggiatori abusivi. Sono stati denunciati i due, 37 e 38 anni, che da tempo presidiano quella zona, in via Ettore Romagnoli. Nei mesi scorsi, un trentaseienne era stato bloccato nello stesso posto un uomo di 36 anni, anche lui destinatario del Daspo che aveva rimediato nel settembre scorso. Le richieste per il posteggio della macchina, secondo gli inquirenti, andavano dai 2 fino ai 5 euro.

Si tratta di una zona molto calda quella di via Ettore Romagnoli, qui, infatti, “lavoravano” i 4 parcheggiatori abusivi sotto processo per l’intimidazione all’ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, la cui auto venne data alle fiamme nel novembre del 2017. Secondo la Procura di Siracusa ed i carabinieri del Nucleo investigativo, si sarebbe trattato di un avvertimento dopo il pugno duro impresso dall’ex primo cittadino e dall’allora assessore alla Viabilità, Salvatore Piccione, contro il parcheggio abusivo. Il procedimento giudiziario per uno dei 4 imputati si è concluso con una condanna in primo grado, nel processo con il rito abbreviato, per gli altri 3 si attende la sentenza, anch’essa in primo grado.

Per l’accusa, prima dell’incendio dell’auto, gli imputati si sarebbero recati nel comitato elettorale di Gaetano Cutrufo, candidato alla Regione e sostenuto da Garozzo, proprio per incontrare l’allora sindaco, a cui avrebbero detto che se fosse continuata la tolleranza zero gliela avrebbero fatta pagare. In aula, gli imputati, hanno negato di aver pronunciato frasi intimidatorie.

I parcheggiatori, che operavano nella zona del parco archeologico di Siracusa, furono arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo, al comando del capitano Enzo Alfano, nei mesi successivi all’incendio della macchina del sindaco, posteggiata sotto la sua abitazione, nella zona di viale Santa Panagia. Sono ritenuti i mandanti dell’avvertimento, gli esecutori non sono stati ancora identificati, anche se, in realtà, c’era un sospettato ma non è mai entrato nel processo

 

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