“Sono stati 10 anni di sofferenza, 10 anni di gogna, e non mi sento per nulla contento. In tutto questo tempo, ho perso persone a me care, mi riferisco a mio padre, deceduto prima che questa sentenza di assoluzione arrivasse”. Lo dice a BlogSicilia l’ex parlamentare regionale del Pd Gaspare Vitrano, assolto dai giudici della Corte di Appello di Palermo, insieme all’ex deputato all’Ars Mario Bonomo ed al nipote di quest’ultimo Marco Sammatrice, accusati di aver versato tangenti per accelerare le pratiche sulla costruzione di impianti fotovoltaici nel Siracusano.

In primo grado, avevano rimediato una sentenza di condanna che, però, è stata ribaltata in Appello. Il politico, difeso dagli avvocati Fabrizio Biondo e Vincenzo Lo Re, fu arrestato, a marzo del 2011 e fu costretto a lasciare la carica. In carcere finì anche Piergiorgio Ingrassia, l’ingegnere che, sempre secondo i magistrati, avrebbe fatto da “mediatore” tra i due.

Ingrassia, che ha poi patteggiato, ammise le sue responsabilità e raccontò ai pm la sua verità sostenendo che era stato costretto a estorcere il denaro all’imprenditore da Vitrano e che a sua volta era stato lui stesso vittima di una concussione commessa dallo stesso Vitrano e da Bonomo. Una tesi che, però, non ha retto in Appello.

“Noi di sbagliato non abbiamo fatto davvero nulla: non c’erano tangenti, non c’erano percorsi privilegiati, tanto è vero che i decreti non li hanno revocati e per una ragione molto semplice, era tutto regolare. Il sistema Vitrano, di cui si è tanto parlato, era  ed è inesistente” racconta l’ex parlamentare regionale, che non riesce a digerire questa disparità di vedute e di interpretazioni sulla stessa vicenda da parte dei giudici.

“Lo abbiamo detto fin dall’inizio che non c’era nulla di illegale, bastava leggere le carte perché tutto quello che è accaduto è cristallizzato nei documenti. La verità è nelle carte, non nelle prove testimoniali che abbiamo portato in aula” conclude Vitrano.