L’ipotesi e le voci che si susseguono di una possibile cassa integrazione per i lavoratori della Reset provocano un’alzata di scudi da parte di consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione.

“Chiediamo all’Amministrazione comunale di intervenire subito per fermare la cassa integrazione per oltre 900 lavoratori della Reset: specie in un momento difficile come questo, non è pensabile tagliare i servizi ai palermitani e i salari ai dipendenti. Bisogna trovare soluzioni alternative per rimettere in equilibrio i conti della società, senza che a pagarne il prezzo siano i lavoratori”  dice il capogruppo di Italia Viva al consiglio comunale di Palermo Dario
Chinnici.

“L’ipotesi di cassa integrazione per 979 dipendenti su 1344 della Reset è paradossale per una grande città quale è Palermo. Lo scrive in una nota il consigliere comunale e segretario cittadino di Forza Italia, Andrea Mineo.

“L’azienda – prosegue – svolge servizi di primaria importanza, a costo zero, di sanificazione dei locali pubblici, necessari in questo periodo di emergenza Covid 19, oltre a garantire i servizi di verde, pulizia e custodia. Tutti servizi che non possono essere garantiti con una decimazione della forza lavoro. Ribadiamo la richiesta già avanzata di una seduta ad hoc del Consiglio comunale per vagliare con la massima attenzione questa vicenda che non potrà e non dovrà di certo passare sotto silenzio. I dipendenti – prosegue Mineo – che si trovano già a 34 ore non possono perdere ulteriormente altri soldi in busta paga in un momento di crisi attuale, e contestualmente la città non può vedere ridotti i servizi fondamentali che questa azienda svolge. Il Comune aveva assunto l’impegno di implementare con ulteriori 4 milioni di euro il monte ore dei dipendenti Reset per trasformali da part time in full time. Ci opporremo – conclude l’esponente azzurro – in tutte le sedi a questa scelta discutibile e scellerata”.

“In data odierna abbiamo partecipato all’audizione convocata dalla Terza Commissione Consiliare per trattare problematiche della Reset ScpA, con particolare riguardo alla cassa integrazione richiesta dalla società. Durante l’incontro abbiamo stigmatizzato l’assenza dei vertici aziendali e dell’Assessore Marino che ha la delega alle partecipate comunali e dichiarato a gran voce la nostra contrarietà al ricorso alla cassa Covid per i lavoratori Reset il cui incontro per l’esperimento dell’esame congiunto si è svolto qualche ora dopo” commenta Mimma Calabrò, Segretario Generale della Fisascat Cisl Palermo Trapani.

“E’ paradossale che una partecipata di questo calibro, che negli ultimi mesi si è impegnata in prima linea sanificando gli uffici comunali, degli impianti sportivi e dei luoghi pubblici debba fare ricorso alla cassa integrazione. I lavoratori della Reset, anche durante questa pandemia, non si sono tirati indietro ma hanno continuato a svolgere il proprio lavoro con dedizione e senso di abnegazione. A poco servono dunque gli accordi siglati con i vertici societari discutendo concretamente di incremento ore lavorative, welfare aziendale e buoni pasto, se, col passare degli anni, le parole non si traducono in fatti ma restano soltanto proclami e vane promesse. Qualora la Società perseveri nella determinazione di ricorrere all’ammortizzatore – conclude la Calabrò – i lavoratori verrebbero penalizzati per l’ennesima volta, riducendo ancor più il loro compenso già di per sé esiguo. Reset ha bisogno di soluzioni strutturali e non di idee tampone che sono sempre e comunque a carico dei lavoratori. Il Comune di Palermo dovrebbe invece valorizzare Reset promuovendone azioni e progettualità invece di pensare a malsani interventi di una cassa integrazione Covid che, a nostro avviso, non sono coerenti con la realtà di Reset”.

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