Si chiama Giuseppe Scafidi. E’ un agente di polizia penitenziaria che era in servizio nel carcere dell’Ucciardone ma era stato sospeso all’inizio di una inchiesta. Adesso per lui si aprono le porte del carcere ma non per lavoro. I suoi colleghi della Polizia Penitenziaria lo hanno arrestato con l’accusa di corruzione.

Secondo i risultati delle indagini condotte negli ultimi mesi sarebbe stato lui a introdurre in carcere uno smartphone e due mini phone destinati ad un detenuto. Si tratta di Fabrizio Tre Re che era all’Ucciardone con l’accusa di omicidio. Avrebbe ucciso, insieme a Calogero Pietro Lo Presti, Andrea Cusimano. Il delitto è molto noto. E’ stato commesso all’ingresso del mercato del Capo di Palermo nell’agosto del 2017. Tre Re è stato condannato con sentenza esecutiva emessa dalla Corte d’Appello di Palermo.

Secondo gli inquirenti Scafidi avrebbe accettato la somma di 500 euro per introdurre in carcere i telefoni. A corromperlo sarebbero stati Teresa Altieri ovvero la moglie di Tre Re e Rosario Di Fiore che avrebbe fatto da intermediario.

La consegna dei telefoni sarebbe stata, però, intercettata e dunque non sarebbero mi arrivati a Tre Re. Adesso per tutti (non solo per Scafidi)  è scattato l’ordine di arresto con l’accusa di corruzione.

Ma dopo l’operazione che ha permesso il sequestro dei telefoni e la sospensione dal servizio di Scafidi l’inchiesta è continuata con una serie di intercettazioni telefoniche autorizzate dall’autorità giudiziaria e questo ha permesso di scoprire anche un traffico di stupefacenti destinati al carcere.

In precedenza, infatti, altri telefoni erano, invece, arrivati nelle mani dei detenuti ed erano stati utilizzati per molti scopi. Sono state intercettate o ricostruite chiamate e contatti. E’ stato scoperto unvero e proprio commercio di telefoni e di carte sim con tariffe precise per l’acquisto di apparechi e linee di contrabbando e perla corruzione. In altra vicenda a Scafidi sarebbero stati promessi 1500 euro per portare dentro altri telefoni

Uno degli episodi riguarda una trattativa per la cessione di stupefacenti per una grossa vendita all’esterno del carcere. Una trattativa fra Tre Re e James Burgio, detenuto nel carcere di Augusta. L’operazione riguardava la vendita di una partita di 5 chili di droga.

Tre Re e altri detenuti attraverso vari telefoni gestivano anche il traffico di droga verso l’interno del carcere. Fra le intercettazioni gli accordi per il lancio di hashish all’interno delle mura del carcere in una precisa area dove poi sarebbe stata recuperata. Lancio poi avvenuto e ripreso dalle telecamere messe in posa per intercettazioni video ambientali

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